Il 22 dicembre 2002 la Commissione XIV "Politiche dell'Unione europea" della Camera ha deliberato un’indagine conoscitiva sulle questioni inerenti al processo di formazione e di attuazione delle politiche dell’Unione europea ( ).
Confrontando alcune fasi dell’indagine conoscitiva con i dati del questionario oggetto della ricerca sono emersi degli elementi comuni, come ad esempio l’interesse delle regioni per la loro presenza a Bruxelles. Infatti, anche in questo Rapporto 2002, le regioni hanno evidenziato il ruolo fondamentale rivestito dagli uffici di rappresentanza o di collegamento a Bruxelles volto, tra l’altro, ad intrattenere i rapporti con i funzionari comunitari e i parlamentari europei, a diffondere le informazioni alle amministrazioni pubbliche, ad offrire servizi di consulenza al settore privato. Rispetto al Rapporto 2001, alcune regioni (es. Piemonte e Toscana) hanno informato di aver provveduto alla costituzione di questi uffici, mentre altre (es. Basilicata) ne hanno evidenziato la mancanza. Dall’indagine conoscitiva emerge l’importanza attribuita agli uffici regionali, ma si avverte anche l’esigenza di adeguarli al nuovo contesto istituzionale e normativo, aggiornando, ad esempio, la legge comunitaria n. 52/1996 con cui è stata riconosciuta alle regioni e alle province autonome, appunto, la facoltà di istituire “uffici di collegamento” a Bruxelles, così come di inserire propri funzionari nell’ambito della Rappresentanza permanente presso l’Unione europea. Altrettanto rilevante, infatti, è risultata per le regioni la Rappresentanza permanente composta, principalmente, da personale diplomatico presso le istituzioni comunitarie degli Stati membri, ma nella quale sono presenti, dal 1997, quattro funzionari rappresentanti delle regioni e degli enti locali. Una delle richieste, in questo caso, è di modificarne la strutturazione per evitare che possa configurarsi come un’ambasciata italiana, facendo capo, tra l’altro, al Ministero degli esteri, cui spetta la nomina dei rappresentanti italiani (la designazione è, invece, attribuita alla Conferenza Stato-regioni). Un aspetto interessante emerso dall’indagine conoscitiva è il diverso trattamento riservato al personale dell’Italrap rispetto a quello degli uffici di rappresentanza o di collegamento. Quest’ultimo, infatti, sembra risentire, tra l’altro, del fatto di non avere un vero e proprio accreditamento e, quindi, di non avere libero accesso agli uffici della Commissione e di dover affrontare problemi logistici riguardanti l’assistenza sanitaria, l’imposizione fiscale e così via.
La rilevanza attribuita a queste forme di partecipazione da parte delle regioni, ma anche le difficoltà evidenziate fanno ritenere indispensabile ormai pensare ad una riorganizzazione globale della rappresentanza italiana a Bruxelles, quindi sia di quella governativa, sia di quella regionale. A tale proposito, sembra efficace puntare sul principio dell’unitarietà, magari anche creando o modificando il sistema di coordinamento tra gli uffici regionali a Bruxelles e tra questi e la Rappresentanza italiana.
Un’ulteriore forma di partecipazione ritenuta significativa dalle regioni sia come canale informativo, sia come elemento di raccordo tra istituzioni comunitarie e quelle regionali è rappresentata dal Comitato delle regioni (Trattato di Maastricht del 1992), che presenta, per quanto riguarda l’Italia, una composizione mista formata da rappresentanti dei tre livelli di decentramento. La rappresentanza regionale italiana si trova in una condizione di inferiorità numerica rispetto agli altri Stati di tipo decentrato, i quali accogliendo la richiesta dell’Unione europea (regioni-NUTS II) hanno disposto che ogni entità regionale avesse un proprio rappresentante. E’ da precisare che tale situazione permane ancora oggi in quanto il d.p.c.m. 11 gennaio 2002 ha modificato la ripartizione dei seggi riservati all’Italia (24) facendo aumentare il numero di rappresentanti regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano che è passato da 12 a 14 rispetto ai 5 ciascuno attribuiti alle province e ai comuni, ma ciò non ha consentito evidentemente ad ogni regione e provincia autonoma di avere un proprio rappresentante ( ). D’altra parte, il ruolo del Comitato delle regioni (ormai al terzo mandato) è in continua evoluzione anche per le innovazioni introdotte, per ultime, dal Trattato di Nizza e dalla Dichiarazione di Laeken. In particolare, il Trattato di Nizza ha disposto che i membri del Comitato siano nominati dal Consiglio a maggioranza qualificata (su proposta degli Stati membri) e che siano titolari di un mandato elettorale nell’ambito di una collettività regionale o locale oppure avere una responsabilità politica dinanzi a un’assemblea eletta; mentre la Dichiarazione di Laeken ha previsto la presenza di sei osservatori del Comitato nella Convenzione europea sul futuro dell’Unione. In questo contesto, il Comitato ha avanzato alcune richieste, tra cui quelle di essere riconosciuto come istituzione europea, di rafforzare i suoi poteri consultivi, di ottenere il diritto di ricorso presso la Corte nel quadro della procedura proposta dalla Convenzione per quel che riguarda la sussidiarietà, nonché in difesa delle sue prerogative, di aumentare a 5 anni il mandato dei membri. Lo stesso Comitato è stato incaricato dal Vicepresidente della Convenzione (Dehaene) di svolgere un ruolo di mediatore tra la Convenzione e le autonomie territoriali nell’ambito del dialogo con la società civile previsto dalla Dichiarazione di Laeken. Ciò ha rafforzato il ruolo del Comitato nella Convenzione, ma ha anche consentito di intrattenere rapporti più stretti con le autorità regionali e locali, compresi i responsabili degli uffici di rappresentanza a Bruxelles. D’altra parte, lo stesso Comitato ha, di recente, riaffermato la sua legittimità in quanto interlocutore istituzionale nell’ambito dell’Unione europea respingendo “ogni tentativo volto a sostituirlo con strutture diverse che non sarebbero rappresentative della totalità delle collettività territoriali”.

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2002

2. FORMAZIONE E ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA (Letizia Rita Sciumbata)

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