Relativamente al contesto nazionale, l’unica forma di partecipazione indicata dalle regioni è la sede della Conferenza Stato-regioni, essendo consentito ai rappresentanti della Giunta regionale di partecipare alle sedute delle sessioni comunitarie nelle quali far emergere i propri interessi in relazione all’attuazione delle disposizioni comunitarie. Una sessione speciale della Conferenza è dedicata alla trattazione, nell’ambito delle politiche comunitarie, di argomenti di interesse regionale e provinciale. D’altra parte, le regioni hanno assunto, nel corso degli anni, un ruolo sempre più importante in sede di Conferenza essendo coinvolte nella definizione della posizione negoziale italiana rispetto a temi di particolare rilievo su cui sono poi prese delle decisioni in sede comunitaria (basti pensare ad Agenda 2000). Inoltre, le regioni esprimono il loro parere sulle leggi comunitarie. A questo proposito, è interessante la richiesta segnalata sia dalle regioni nel questionario, sia evidenziata nel corso dell’indagine conoscitiva di redigere una legge comunitaria regionale. In particolare, nel questionario, alcune regioni (ad esempio, la Lombardia) hanno fatto riferimento ad una sessione comunitaria della Conferenza dei presidenti delle regioni (Palermo 31/10/2002) nella quale all’o.d.g. era indicata anche l’opportunità di prevedere una legge regionale comunitaria, con riferimento al nuovo Titolo V Cost. E’ interessante precisare che, sia il Ministro per gli affari regionali On. La Loggia, sia il Presidente della Commissione per le politiche dell’Unione europea On. Stucchi hanno fatto cenno alla legge comunitaria regionale nell’ambito della Riunione interistituzionale svoltasi alla Camera del 24 febbraio 2003 e promossa dal Comitato per la legislazione ( ).
Anche nel Rapporto 2002 le regioni hanno evidenziato il ruolo preminente della Giunta rispetto al Consiglio, partecipando la prima agli organismi rappresentativi ed essendo referente della Commissione europea e dello Stato per quanto riguarda la predisposizione e l’attuazione dei programmi comunitari. Tra gli altri elementi che confermano il ruolo di maggior rilievo attribuito alla Giunta, da ricordare, ad esempio, la scelta del governo di trasmettere i provvedimenti comunitari “in itinere” proprio alla Giunta e non al Consiglio o quella delle regioni di affidare alle strutture interne alla Giunta competenze in merito all’applicazione della normativa comunitaria e alla verifica della compatibilità con quella regionale, nonché all’invio delle comunicazioni relative ai regimi di aiuto alla Commissione europea per la notifica. La richiesta di maggiore coinvolgimento dei consigli regionali emersa, in modo evidente, dai dati del questionario è stata anche esplicitata nel corso dell’indagine conoscitiva ( ) con molte proposte, tra cui la previsione di una sessione comunitaria della Commissione bicamerale per gli affari regionali nella quale siano presenti i rappresentanti dei consigli regionali; l’istituzionalizzazione della cooperazione tra parlamento nazionale e consigli regionali anche in relazione ad un’informazione reciproca sui temi comunitari e ad un’attività di formazione del personale; la partecipazione di un funzionario del Consiglio presso la Rappresentanza permanente a Bruxelles; un coinvolgimento dei consigli regionali nella fase ascendente del diritto comunitario. Ovviamente, il processo di riforma in corso in Italia, anche con riferimento alle regioni, non solo dovrà tener conto sempre più dei cambiamenti in atto in ambito comunitario (Dichiarazione sul futuro dell’Unione europea di Nizza, Consiglio europeo di Laeken, Convenzione europea per la riforma dei Trattati), ma sarà sicuramente condizionato dal nuovo sistema che si verrà a creare a livello europeo.

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2002

2. FORMAZIONE E ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA (Letizia Rita Sciumbata)


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