Dai dati del questionario è emerso che, nel periodo considerato, l’integrazione tra le politiche dell’Unione europea e le politiche regionali è avvenuta principalmente secondo due modalità:
a) La predisposizione e l’attuazione dei programmi finanziati dai fondi strutturali nell’ambito della politica di coesione economica e sociale (Basilicata, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Sicilia, Valle d’Aosta). In questo caso, la procedura è la seguente: iniziative di proposta della Giunta regionale, approvazione da parte del Consiglio regionale, negoziato con la Commissione europea, approvazione da parte della Commissione e attuazione del programma, generalmente, con legge regionale. La Campania ha specificato che le forme di maggiore integrazione tra politiche comunitarie e politiche nazionali riguardano l'attuazione dei principali programmi comunitari (POR) e, così come per le Marche, le modalità di intervento si sostanziano essenzialmente in atti amministrativi. La stessa ha, inoltre, affermato che le aree di riferimento sono lo sviluppo socio-economico, il territorio, i trasporti e i servizi alla persona. La Basilicata ha fatto esplicito riferimento ai bandi relativi a misure previste nel POR; mentre la Sicilia al Comitato di sorveglianza per l’attuazione del POR ed alcune riunioni a Bruxelles per gli aiuti di Stato.

b) L’attuazione di regolamenti e direttive comunitarie mediante atti normativi o amministrativi. La regione Calabria ha indicato le leggi regionali nel settore del lavoro, mentre la Sardegna ha evidenziato che lo strumento principale di integrazione normativa, dal punto di vista quantitativo, continua ad essere la legge finanziaria riscontrandosi una certa stasi nell’attività legislativa settoriale da parte del Consiglio. La provincia autonoma di Bolzano è entrata un po’ più nel dettaglio facendo riferimento alla presentazione di disegni di legge da parte della Giunta provinciale (approvati dal Consiglio) per conformarsi ai regolamenti CE, per recepire le direttive comunitarie e per coordinare la materia con la normativa statale e comunitaria esistente. L’attuazione delle direttive avviene anche mediante l’adozione di regolamenti da parte della Giunta provinciale.

Le regioni Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia si sono, invece, differenziate. Infatti, la prima ha affermato che nell’arco di tempo considerato non sembrano esserci state occasioni di integrazione tra le politiche regionali ed europee, ma ha anche precisato che il Servizio Legislativo ha segnalato, per alcuni progetti di legge in materia di trasporto, industria ed agricoltura, l’opportunità che le strutture interessate, in relazione alla materia trattata nello stesso progetto di legge, attuassero una verifica tecnica congiunta con il Servizio Attività Internazionali per chiarire se le leggi dovessero essere obbligatoriamente notificate (artt. 87 e 88 del Trattato CE).
La Lombardia ha fatto riferimento ai DPFR regionali 2001 e 2002 e, in particolare, alle tabelle A e B ( ) che riportano un quadro esplicativo dell’integrazione tra la programmazione regionale, con gli obiettivi specifici di riferimento, e quella comunitaria. In particolare, dal DPFR 2001 si possono individuare gli obiettivi programmatici delle regioni che attengono all’area istituzionale (federalismo, sicurezza); a quella socio-economica (economia; cultura; istruzione, formazione professionale e lavoro); a quella socio-sanitaria (persona; famiglia e associazioni) e a quella territoriale (infrastrutture e mobilità; ambiente; territorio; casa), nonché i programmi comunitari (piano di sviluppo rurale, sfop), le iniziative comunitarie (equal; interreg III A, B e C; urban II) e le azioni innovative da utilizzare per perseguire tali obiettivi.
Nel DPFR 2002 si riscontra l’assenza dell’area relativa all’ambito istituzionale. Iinfatti, le aree di riferimento e gli obiettivi programmatici sono i seguenti: sviluppo socio-economico e culturale (economia; istruzione, formazione professionale e lavoro); servizi alla persona (persona, famiglia e associazioni) e territorio (ambiente). I programmi individuati per il raggiungimento degli obiettivi sono quasi uguali a quelli del DPFR 2001 in quanto non sono più indicate le iniziative comunitarie interreg III B e C e urban II. La regione Lombardia ha, inoltre, evidenziato che, anche a seguito delle recenti modifiche costituzionali, la regione ha instaurato una serie di rapporti di collaborazione stabili con le regioni dei Paesi storicamente aderenti all’UE, sia attraverso associazioni e comunità di lavoro (Alpe Adria, Arge Alp. Quattro Motori ( )), sia con iniziative e rapporti bilaterali quali l’organizzazione di eventi tematici, la promozione dei relativi sistemi produttivi, lo scambio di informazioni, la collaborazione culturale. Il Friuli-Venezia Giulia ha indicato la programmazione bottom-up.

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2002

2. FORMAZIONE E ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA (Letizia Rita Sciumbata)


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