Nella formazione e nell’attuazione delle politiche dell’Unione europea, il ruolo del Consiglio è differente da quello della Giunta. Tale diversità si riscontra soprattutto nell’ambito della politica di coesione economica e sociale nella quale, come precisato da molte regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lombardia, Marche e Umbria), la Giunta regionale predispone e attua i programmi cofinanziati, i quali sono approvati, anche con modificazioni, dal Consiglio regionale. Tuttavia, le procedure seguite dalle regioni in materia di elaborazione e attuazione delle politiche comunitarie sono differenti. Ad esempio, l’Umbria ha evidenziato che la Giunta regionale procede al negoziato con il Governo e la Commissione europea sulla base di una risoluzione approvata dal Consiglio regionale che indica gli indirizzi fondamentali e le priorità (art. 19 della l.r. n. 13 del 2000); mentre la Calabria ha specificato che il Consiglio delibera le linee programmatiche e la Giunta cura la realizzazione dei programmi. Quest'ultimo aspetto è stato ribadito anche dalla Campania. Il Veneto ha sottolineato che, per quanto riguarda le politiche del settore agricolo, il Consiglio partecipa in modo puntuale attraverso il parere della Commissione alla Giunta sulle procedure di predisposizione dei bandi e sull'individuazione delle priorità. La Lombardia ha osservato che il ruolo del Consiglio è ancora marginale, mentre per la Giunta assume rilevanza l’istituto del partnerariato tra amministrazioni centrali e locali, tra l’altro già sperimentato per la definizione delle riforme introdotte da Agenda 2000. Inoltre, ha indicato due modalità attraverso cui la Giunta attua i programmi comunitari: a) la partecipazione ai bandi di programmi comunitari della Commissione europea e delle varie autorità di gestione; b) la gestione diretta, come autorità di gestione, degli obiettivi 2 e 3. La Lombardia ha anche precisato che la Giunta coordina e promuove le attività derivanti dall’appartenenza all’Unione europea attraverso la Cabina di regia regionale per le politiche comunitarie (D.G.R. n. 2764 del 22.12.2000) ( ).
La regione Marche ha indicato le procedure relative all’elaborazione e all’attuazione delle politiche comunitarie evidenziando che quelle relative ai programmi comunitari sono state stabilite sulla base di un protocollo d’intesa Giunta-Consiglio, mentre quelle riguardanti le iniziative comunitarie (Leader plus, Interreg III ed Equal) sono state differenti tra loro sulla base di quanto disposto dal regolamento comunitario n. 1260/1999 ( ). La stessa regione ha, inoltre, ribadito l’istituzione di una Commissione consiliare permanente (IV) competente in materia di politiche comunitarie, cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale finalizzata ad accrescere il coinvolgimento del Consiglio regionale nell’elaborazione ed attuazione delle politiche comunitarie. Detta Commissione consiliare esprime, tra l’altro, parere in ordine alle proposte di legge o di atto amministrativo, assegnate in sede referente ad altre Commissioni, che prevedono l’impiego di risorse comunitarie.
La Sicilia ha ricordato che, in quanto regione dell’Obiettivo 1, è destinataria di ingenti risorse provenienti dai fondi strutturali dell’UE, così come ha evidenziato la partecipazione diretta alla definizione del Programma operativo regionale per gli anni 2000-2006 e l’esclusiva responsabilità della sua attuazione attraverso i complementi di programmazione, pur sotto il controllo della Commissione europea e del Comitato di sorveglianza. Nell’ambito della politica di coesione economica e sociale, un ruolo preminente è svolto dal Governo regionale attraverso il dipartimento della programmazione che si occupa di definire gli obiettivi da perseguire a livello regionale in conformità con gli indirizzi strategici e le priorità stabilite dalla Commissione europea. A mezzo del partenariato istituzionale che costituisce uno dei principi cardine della riforma dei fondi strutturali, si sono effettuate numerose riunioni a carattere tecnico-politico tra i responsabili del Governo regionale ed i rappresentanti della Commissione europea in vigore all’indomani del POR Sicilia 2000-2006. L’ARS ha dedicato all’esame del POR Sicilia un’apposita seduta dall’Aula nel corso della quale è stato approvato un odg di indirizzo al Governo regionale circa le posizioni da assumere durante le trattative. La Commissione CE ARS ha avuto il compito di seguire tutto il relativo iter. Tuttavia, a partire dal mese di settembre 2002, non può esprimere alcun parere obbligatorio sulle proposte regionali connesse al POR, ed al complemento di programmazione, né sulle circolari e sui piani di intervento sulla finanza comunitaria.
L’Abruzzo e la Sicilia (l.r. n.10/1999) hanno evidenziato il ruolo della Giunta nella notifica alla Commissione dei provvedimenti relativi alla disciplina dei regimi di aiuto ai sensi dell’art.88 del TUE; mentre la Liguria ha precisato che le competenze sono quelle previste dalla l.r. n. 44 del 1995 riguardante proprio le norme per la partecipazione della regione al processo normativo comunitario ed all'attuazione delle politiche comunitarie.
La provincia autonoma di Bolzano ha specificato che la Giunta provinciale approva i regolamenti e adotta gli altri provvedimenti (criteri per l’attribuzione di vantaggi economici, art. 2 della l.p. n. 17/1993). Inoltre, nel periodo di riferimento, sono state approvate dal Consiglio leggi provinciali di iniziativa della Giunta. Al contrario, nessun disegno di legge di iniziativa di consiglieri è stato approvato dalle Commissioni legislative o dal Consiglio provinciale.

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2002

2. FORMAZIONE E ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA (Letizia Rita Sciumbata)


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