Rispetto alla situazione evidenziata nel Rapporto sulla legislazione regionale per il 2001, nel periodo di riferimento indubbiamente sensibili progressi. Infatti le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria (che, in parte, era già intervenuta in materia nel 1999), Marche, Molise, Puglia, Toscana e Veneto, nonché la provincia autonoma di Bolzano hanno adeguato la propria normativa di contabilità al d. lgs. 76/2000 ( ). Tenendo conto che il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia, il Piemonte, l'Umbria, la Sicilia, la Sardegna e la provincia autonoma di Trento lo avevano già fatto (come evidenziato nel Rapporto 2001), si può affermare che tutte le regioni salvo due hanno ormai provveduto.
Uno degli effetti più evidenti della riforma della contabilità regionale è il fatto che il bilancio dovrebbe essere redatto in termini di UPB (Unità Previsionali di Base) e proprio per questo una parte del quesito posto alle regioni ha riguardato tale specifico aspetto. Come risulta dall’ultima colonna della tabella 1, tutte le regioni che hanno modificato la propria normativa di contabilità, hanno anche redatto il bilancio per il 2002 con questo nuovo metodo di classificazione delle spese, salvo la provincia autonoma di Bolzano che, tuttavia, si è adeguata a partire dal bilancio 2003.
Il quesito relativo al recepimento del d.lgs 76/2000 chiedeva, inoltre, alle regioni di indicare se alla creazione delle unità previsionali di base è seguita la loro attribuzione a specifici centri amministrativi. Hanno risposto in modo esplicito solo le regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Molise, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna. Tutte hanno confermato l’istituzione dei centri, salvo il Molise “a causa dell’attuazione ancora incompleta della riorganizzazione dell’amministrazione regionale” ( ). La Sardegna, inoltre, indica le funzioni attribuite ai centri di responsabilità: “essi adottano gli atti di gestione, fatte salve le spese obbligatorie e vincolate, nel rispetto delle procedure previste dall’art. 9 della l.r. 13 novembre 1998, n. 31” ( ).
E’ interessante chiedersi, a questo punto, se l’articolazione delle spese per UPB abbia effettivamente giovato alla leggibilità ed alla trasparenza dei bilanci e, in particolare, se i Consigli regionali abbiano ora la possibilità di capire meglio le politiche finanziarie che la Giunta si propone di attuare nel corso di un determinato esercizio. Le regioni che hanno direttamente partecipato al gruppo di lavoro "Finanza pubblica" costituito presso la Camera dei deputati non hanno fornito, in proposito, indicazioni particolarmente confortanti ( ). In effetti da un'analisi dei bilanci 2002 ( ) risulta che, almeno in questa fase iniziale, l’introduzione delle UPB sembra non aver facilitato sia l'individuazione della destinazione economica e funzionale delle spese (anche perché spesso non viene più riportato il codice SIR), sia l'analisi della dinamica delle uscite per settori di intervento, visto che la loro allocazione nei bilanci 2002 è, nella maggior parte dei casi, molto diversa da quella del 2001.

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2002

6. ALCUNI ASPETTI DELLA LEGISLAZIONE REGIONALE IN MATERIA DI FINANZA E CONTABILITA' (Enrico Buglione)


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