I consigli regionali hanno esercitato la propria funzione di indirizzo e controllo sulla giunta in modo significativo (48).
Per quanto riguarda la funzione di indirizzo, i consigli regionali più attivi sono stati, in base ai dati disponibili, quelli della Lombardia e dell'Emilia-Romagna con 423 e 393 atti di indirizzo presentati nell'anno. Con uno scarto di più di cento unità, sono stati presentati 239 atti di indirizzo in Sicilia e 233 in Liguria; un numero comunque consistente si è raggiunto anche in Toscana e in Piemonte con 198 e 186 atti presentati, passando poi ai 148 e 144 atti presentati nella provincia autonoma di Trento e nel Lazio. Nelle altre regioni il numero degli atti presentati scende progressivamente fino ad arrivare al di sotto delle 50 unità in Basilicata e in Valle d'Aosta.
Se i valori percentuali degli atti di indirizzo approvati raggiungono una media di poco superiore al 50 per cento solamente in Sardegna e in Friuli-Venezia Giulia, nella maggioranza delle regioni, invece, le percentuali di discussione o definizione (49) degli atti di indirizzo sono molto più alte: dal 100 per cento riscontrato solo in Lombardia, il valore percentuale si attesta al di sopra del 50 per cento in altre undici regioni, fino ad arrivare a percentuali molto esigue solo in Sicilia (5 per cento) (50).
Limitando l'indagine alle sole mozioni si rileva che sono state discusse al massimo nell'86 per cento dei casi in Piemonte dove però ne sono state presentate solo 7 (il 4 per cento degli atti di indirizzo). Sono state discusse, invece, il 60 per cento delle 182 mozioni presentate in Toscana dove rappresentano la categoria degli atti di indirizzo più utilizzata (il 92 per cento del totale). In Campania, dove sono state presentate per indirizzare la giunta unicamente mozioni, sono state discusse o definite solo il 27 per cento delle 117 mozioni presentate. I valori percentuali più bassi di discussione e approvazione di mozioni si sono riscontrati nella provincia autonoma di Trento con il 9 e il 6 per cento di quelle presentate. Si segnala inoltre che le mozioni rappresentano più della metà degli atti di indirizzo presentati in otto regioni e nelle due province autonome, scendendo al 2 per cento solo in Emilia-Romagna (51).
La seconda categoria degli atti di indirizzo più diffusa è quella degli ordini del giorno, segnalati, tuttavia, solo in dieci regioni e nelle due provincie autonome. La presentazione di ordini del giorno ha raccolto ben il 96 per cento degli atti di indirizzo in Piemonte, si è attestata al di sopra del 70 per cento in Liguria, Sicilia e Friuli-Venezia Giulia per scendere comunque al disotto del 50 per cento nei restanti consigli regionali e provinciali. Non è stato presentato alcun ordine del giorno, invece, in Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna e Toscana. I valori percentuali di discussione degli ordini del giorno sono comunque mediamente alti: comprendendo evidentemente anche ordini del giorno presentati prima del 2003, ne sono stati discussi 220 sui 207 presentati nell'anno in Lombardia e 21 sui 18 presentati nelle Marche. A fronte della discussione di tutti quelli presentati in Friuli-Venezia Giulia, solo in Veneto sono stati approvati tutti gli ordini del giorno presentati. Bisogna considerare, tuttavia, che i nove ordini del giorno presentati in Veneto sono stati approvati prima della votazione finale di una legge dando indicazioni sul contenuto della stessa. Si segnala, invece, che in Umbria tre proposte di ordine del giorno sono state presentate a seguito di relazioni conclusive di commissioni di inchiesta.
Molto meno diffuso è stato il ricorso alla risoluzione quale atto di indirizzo, segnalato solo in sei regioni. In Emilia-Romagna, tuttavia, le risoluzioni rappresentano ben il 98 per cento degli atti di indirizzo; nel Lazio, invece, ne è stata presentata solo una, discussa e non approvata. Se solo nelle Marche sono state discusse tutte le risoluzioni presentate, i valori percentuali delle risoluzioni discusse sono comunque alte. La percentuale di approvazione più alta la vanta invece la Toscana con 12 risoluzioni approvate sulle 16 presentate (52).
Molta attiva è stata anche la funzione di controllo svolta dai consigli nei confronti delle proprie giunte. In Emilia-Romagna e nella provincia autonoma di Bolzano sono stati presentati 903 e 818 atti di sindacato ispettivo, che in tre consigli sfiorano le 600 unità (Lazio, Piemonte e Sicilia), in altre cinque regioni e nella provincia autonoma di Trento si attestano tra le 300 e le 500 unità fino a scendere ai 34 atti presentati in Abruzzo (53).
In base ai dati a disposizione la giunta assolve costantemente al dovere di dare risposta alle richieste consiliari in Valle d'Aosta, in Emilia-Romagna e in Veneto con il 95, il 93 e l'88 per cento di atti definiti nell'anno. In cinque regioni ci si attesta al di sopra del 50 per cento, mentre i valori percentuali di risposta più bassi sono riscontrati in Abruzzo e in Calabria con solo il 13 e 12 per cento di atti definiti.
Le interrogazioni sono senza dubbio lo strumento più utilizzato a fini informativi e di controllo sull'operato della giunta in tutte le regioni, tranne nel caso della Liguria in cui rappresentano solo il 46 per cento degli atti di sindacato ispettivo. Nelle altre regioni, infatti, l’incidenza percentuale di interrogazioni sugli atti di sindacato presentati oscilla tra il 100 per cento e il 90 per cento in tre regioni e nelle provincie autonome, scendendo al di sotto dell'80 per cento solo in cinque regioni (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Molise e Sardegna). In Veneto, tuttavia, sono state presentate ben 1981 interrogazioni a risposta immediata. La giunta dell'Emilia-Romagna con il 94 per cento di risposta ad interrogazioni (pari a 751 risposte) si è dimostrata la giunta più sensibile, seguita da quella della provincia autonoma di Trento e del Veneto (79 e 77 per cento). Se in Liguria e in Campania si risponde e discute del 71 e del 66 per cento delle interrogazioni, in tutte le altre regioni la risposta e la discussione su interrogazioni si attesta al di sotto del 50 per cento (54).
In tre regioni non risultano essere state presentate interpellanze. In Liguria ne sono state presentate il maggior numero (237 interpellanze) pari al 53 per cento degli atti di sindacato ispettivo prodotti nell'anno. In termini assoluti si raggiunge il numero immediatamente più alto in Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Emilia-Romagna rispettivamente con 173, 103 e 102 interpellanze, anche se nei primi due casi corrispondono al 34 e al 42 per cento degli atti di sindacato ispettivo, mentre nel terzo solo all'11 per cento. La giunta veneta ha dato risposta a interpellanze presentate negli anni precedenti e alle 12 interpellanze proposte nell'anno in esame, con un’incidenza pari al solo 8 per cento dell'intera attività di controllo nei suoi confronti da parte del consiglio, così come nelle Marche risulta assolto pienamente il dovere di risposta alle 14 interpellanze presentate, pari al 4 per cento del totale del sindacato ispettivo regionale (55).
In Lombardia lo spazio riservato dall’Assemblea per lo svolgimento di questo tipo di atti è stato molto esiguo: su 33 sedute tenutesi nell’anno, solamente in sei sedute sono stati discussi atti di sindacato ispettivo. Le risposte fornite in aula sono state 11 (di cui 5 riferite ad atti presentati nel 2002). Nella maggior parte dei casi la giunta regionale si è avvalsa della facoltà di rispondere per iscritto.

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NOTE

(48) Cfr. il Prosp. 5 - Atti di indirizzo e atti di sindacato ispettivo nel periodo 1.1.03-31.12.03.
(49) Sono considerati definiti gli atti approvati, respinti, ritirati o superati.
(50) Cfr. il citato Prosp. 3.
(51) Cfr. il Prosp. 3.1- Mozioni nel periodo 1.1.03-31.12.03.
(52) Cfr. il Prosp. 3.2. Risoluzioni nel periodo 1.1.03-31.12.03.
(53) Cfr. il Prosp. 4. Atti di sindacato ispettivo nel periodo 1.1.03-31.12.03.
(54) Cfr. il Prosp. 4.1 - Interrogazioni nel periodo 1.1.03-31.12.03.
(55) Cfr. il Prosp. 4.1 - Interpellanze nel periodo 1.1.03-31.12.03

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2003

4. RAPPORTI TRA GIUNTA E CONSIGLIO (Laura Ronchetti)


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