La maggior parte delle regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria) ha evidenziato che i casi di maggiore integrazione tra politiche dell’Unione europea e politiche regionali sono rappresentati dalla predisposizione e dall’attuazione dei principali programmi comunitari inclusi nell’ambito della politica di coesione economica e sociale, tra cui il Programma Operativo Plurifondo - POR; il Docup Ob 2 – Riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali (FESR); il Piano di sviluppo rurale (FEAOG); il Programma Operativo Regionale Ob 3 – Adeguamento e ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione e formazione (FSE); il Programma di riqualificazione della pesca (SFOP); i PIC- Interreg III, Leader plus, Equal, Urban. A tale proposito, sono risultate di particolare interesse le osservazioni della Sardegna e della Toscana sul ruolo più rilevante assegnato alle regioni a seguito dell’ultima Riforma dei fondi a finalità strutturale del 1999 (Regolamento CE n.1260/1999) ( ). La Toscana ha anche ricordato che, oltre a far parte dell’Ufficio comune delle regioni del centro Italia (Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana e Umbria), ha istituito a Bruxelles un ufficio di collegamento regionale. Inoltre, ha messo in evidenza che la Commissione speciale per i rapporti con l’Unione europea ( ) (delibera n. 143 del 7 giugno 2000) è stata rinnovata attribuendo la denominazione di “Commissione speciale sui rapporti con l’Unione europea e sulle attività internazionali della regione” (delibera n. 110 del 9 luglio 2002). Lo scopo è stato quello di sottolineare la crescente importanza dei rapporti con i paesi esterni all’Unione europea, anche a livello regionale, compresi quelli con i paesi del Mediterraneo, con cui la Toscana ha iniziato già da anni rapporti di cooperazione. La regione Calabria ha istituito la Commissione consiliare politiche comunitarie e relazioni esterne con l.r. n. 45/2002. Alla stessa sono state affidate funzioni di istruzione, coordinamento e monitoraggio di tutta l'attività legislativa e amministrativa regionale, nonché l'importante compito di partecipare alla formazione dell'indirizzo politico comunitario della regione. La Puglia ha indicato, quale forma di integrazione oltre ai programmi cofinanziati dai fondi strutturali, anche il Comitato di sorveglianza.
Altre regioni hanno valutato casi di integrazione le materie e le politiche settoriali. In particolare, la Calabria ha indicato l’agricoltura, il lavoro e la formazione professionale; mentre il Friuli-Venezia Giulia un programma articolato di informazione comunitaria e, insieme alla Sicilia, le norme in materia di aiuti di Stato. Il Piemonte, l’Umbria e la Valle d’Aosta hanno fatto riferimento ad un numero più elevato di materie, di politiche e di programmi settoriali, quali: sviluppo rurale, occupazione, formazione e mercato del lavoro, commercio, agricoltura, industria, artigianato, ambiente, turismo.
La provincia autonoma di Bolzano ha, invece, indicato alcuni provvedimenti principalmente di attuazione di regolamenti e direttive comunitarie e di coordinamento con leggi statali: il disegno di l.p. n. 121/2002 relativo al settore agricolo; le ll.pp. nn. 8/2002, 9/2002 e 11/2002 riguardanti, rispettivamente, la tutela delle acque, il sostegno dell’economia e comunicazione e trasporto; nonché il regolamento n.41/2001 concernente il settore dei lavori pubblici e appalti ( ).
L’Abruzzo ha sottolineato che la maggiore integrazione avviene nell’ambito delle discussioni in Commissione e nell’aula consiliare delle leggi regionali attuative delle direttive europee.

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2002

2. FORMAZIONE E ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA (Letizia Rita Sciumbata)


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