Ancora una volta, i dati relativi agli organismi di concertazione con le forze sociali fotografano una situazione tendenzialmente cristallizzata rispetto al precedente Rapporto 2002.
Invariato resta il numero delle regioni prive di un apposito organismo di raccordo e concertazione del Consiglio regionale con le forze sociali (Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, province autonome di Trento e di Bolzano) e non si registra alcuna nuova istituzione.
In due casi, però, Piemonte e Toscana, viene segnalata la previsione di un organismo concertativo con le forze sociali da parte dei nuovi Statuti regionali, ancora in fase di adozione. Da rilevare che per la Toscana risulta la previsione di una Conferenza autonomie sociali e funzionali presso il Consiglio regionale, competente ad avanzare proposte ed esprimere pareri in materia di economia, territorio e attività sociali, nonché per verificare gli esiti delle politiche regionali.
Peraltro, nelle regioni nelle quali risulta istituito il CREL, quale apposito strumento concertativo con le forze economico-sociali, tale organismo risulta istituito quasi sempre presso la Giunta regionale e non presso il Consiglio, rispetto al quale, eventualmente, può esprimere pareri se richiesto (v., ad. es., il caso delle Marche, che registra 7 riunioni del Comitato, con l’esame di 2 pdl in materia di bilancio, 1 pdl di v.i.a., 3 proposte di atti amministrativi di approvazione di piani e programmi).
Si affermano, invece, in via generale, anche in quelle realtà che hanno un organismo concertativo, magari non operativo, come nel caso del Piemonte, gli strumenti di consultazione e audizione, prevalentemente da parte delle commissioni consiliari, delle parti sociali.
La mancata istituzionalizzazione delle attività di raccordo Consiglio - forze sociali si conferma in tal modo come una linea di tendenza prevalente, cui fa da riscontro l’affermazione di una prassi consolidata di rapporti diretti tra organismi consiliari e soggetti rappresentativi del contesto socio-economico regionale.
A ciò deve aggiungersi, come già rilevato nelle passate edizioni dell’Osservatorio, il fenomeno legato all’affermarsi di moduli organizzativi alternativi ai Comitati, quali, in particolare, i tavoli di concertazione a carattere generale, che registrano la presenza attiva della regione (prevalentemente, però, a livello di Giunta) e delle componenti sociali (Umbria), nonché il potenziamento di strumenti pattizi per la definizione di apposite procedure concertative tra regione e parti sociali, che assumono una valenza generale in ordine alla definizione delle scelte di maggior rilievo dei governi regionali (v. il “Patto per lo sviluppo dell’economia, del lavoro, della qualità e della coesione sociale in Lombardia per la VII legislatura”).

TRATTO DA

Rapporto sulla legislazione 2003

5. ORGANI E PROCEDURE DI CONSULTAZIONE DI ENTI LOCALI E FORZE SOCIALI (Guido Meloni)


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