COMUNICATO STAMPA n. 28 /2005

1° agosto 2005


Corte dei conti – Sezione delle Autonomie – Pres. F. Staderini, Rel. G. S. Larosa – Delibera n. 6/2005, del 27 luglio 2005 – Referto sull’andamento generale della gestione finanziaria degli enti locali negli esercizi finanziari 2003 e 2004.


La relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria degli enti locali si basa, per il 2003, sulle rilevazioni compiute sui conti consuntivi degli enti; per il 2004, su dati ufficiali di preconsuntivo.
Un giudizio di sintesi delle valutazioni contenute nel referto muove dalla considerazione che gli enti di autonomia territoriale sono stati coinvolti nella politica di rigore volta al risanamento finanziario dei conti pubblici seguendo la principale linea direttrice del rispetto delle disposizioni sul “patto di stabilità interno”. Agli enti locali era assegnato principalmente il compito di migliorare un saldo finanziario specifico, che poneva a raffronto sostanzialmente le entrate proprie con la spesa corrente e comportava un controllo della crescita della spesa corrente.
L’obiettivo del raggiungimento del saldo programmatico in esecuzione del patto di stabilità interno, nonostante le spinte dovute al rinnovo del contratto del personale, è stato sostanzialmente conseguito negli esercizi 2003 e 2004; tale risultato è stato ottenuto nei comuni anche attraverso il controllo della spesa corrente. Va comunque considerato che la lentezza del processo di conferimento delle funzioni ha comportato il rinvio di ulteriori tensioni sui livelli della spesa erogata dai comuni.
Per le province, lo sviluppo delle entrate e delle spese, che si è verificato in correlazione all’assegnazione di nuove funzioni, si assesta.
I risultati di diffuso adempimento del patto, non sono di per sé indice di pieno controllo della dinamica della spesa in quanto alcune categorie ne risultano escluse.
Pur rilevandosi che gli andamenti finanziari si contengono nelle linee generali stabilite dal quadro programmatico, emerge uno sviluppo dell’indebitamento ed il ricorso a nuovi strumenti finanziari che in prospettiva potrebbero rilevarsi di maggiore onerosità.

Quanto ai risultati dell’esercizio 2004, permane l’evoluzione positiva degli incassi correnti delle province, ma con crescita meno decisa rispetto all’esercizio precedente. Per i comuni, l’aumento deriva dal buon andamento delle entrate proprie.
Si nota, per le province e per i comuni, una riduzione dei trasferimenti erariali sia in termini di cassa che di competenza. Tale contrazione, che per cassa può trovare ulteriore spiegazione nell’insufficiente dotazione dei relativi capitoli, è determinata da assegnazioni, nell’esercizio 2003, di somme relative ad esercizi pregressi, situazione che non si è riproposta nel 2004.
Nelle province, la spesa corrente continua a crescere rapidamente in termini di cassa, mentre risulta maggiormente stabile per competenza. Nei comuni, dopo la sostanziale stasi del 2003, la spesa corrente torna a crescere più vivacemente. In entrambe le categorie di enti, la spesa per il personale fa registrare una variazione elevata dovuta agli effetti del rinnovo contrattuale.
La spesa in conto capitale si evolve a ritmo sostenuto, sia nelle province che nei comuni.
I saldi di parte corrente nella gestione di cassa peggiorano, per le province e per i comuni.
Nei comuni si nota un aumento deciso degli incassi per accensione prestiti per un maggiore ricorso al debito, da destinare esclusivamente agli investimenti.
Da un’indagine sull’indebitamento di un campione di enti, emerge un aumento dello stock di debito in una situazione nella quale si delineano nuovi canali di finanziamento e possibilità di gestione innovativa del debito. L’utilizzo di strumenti derivati può destare motivi di preoccupazione per il rischio di un possibile aggravio finanziario connesso a condizioni contrattuali per l’erogazione di premi di liquidità. Si è notato che nei contratti di swap esaminati è sempre stato stabilito un premio di liquidità (up front), che in alcuni casi ha raggiunto percentuali elevate.

Quanto al 2003, la compartecipazione all’IRPEF dei comuni è stata elevata al 6,5% ed introdotta quella a favore delle province.
In materia di entrate correnti, i risultati complessivamente realizzati nel 2003 confermano la tendenza alla crescita moderata degli accertamenti (2,41% nominale).
Per le province continua, con ritmo vivace, la linea ascendente che trova ragione nel buon andamento dei tributi ad esse conferiti e nei trasferimenti per l’esercizio di nuove funzioni (15,21%).
Per i comuni, il dato delle entrate tributarie si dimostra in consistente crescita (10,50%); ciò può essere ascritto, più che ad una dinamica dei tributi locali tradizionali, che hanno ormai raggiunto una fase di maturità (ad eccezione dell’addizionale all’Irpef della quale erano inibite ulteriori applicazioni e l’elevazione dell’aliquota), all’assegnazione dell’ulteriore quota della compartecipazione Irpef, che non costituisce un prelievo autonomo ed aggiuntivo.
Per la spesa corrente si notano nel complesso andamenti speculari a quelli dell’entrata; nel 2003 le province fanno registrare una crescita consistente dei pagamenti, mentre per i comuni si nota una sostanziale stagnazione che si collega alla situazione rilevata nel precedente esercizio.
Nella composizione della spesa corrente dei comuni, la quota più rilevante è costituita dall’acquisto di beni e servizi (oltre il 40,97%), seguita dalla spesa per il personale (32,8). Si nota in calo la spesa per acquisto di beni di consumo e materie prime e ciò potrebbe dipendere dalla tendenza alla esternalizzazione dei servizi.
I dati della gestione degli investimenti si conformano agli indirizzi della programmazione economico-finanziaria che fissava, per le pubbliche amministrazioni in generale, l’obiettivo della crescita della spesa in conto capitale. Nelle province e nei comuni il dato relativo agli impegni risulta in forte aumento (+21,4% e +15,6%), mentre il dato di cassa (pagamenti totali), corrispondente alle concrete realizzazioni degli interventi, fa rilevare una crescita meno sostenuta specie nei comuni. A tale sviluppo si connette un aumento del ricorso al finanziamento in debito.
L’esame della gestione patrimoniale ha posto in evidenza un incremento diffuso dei valori del patrimonio netto, la stabilità del rapporto tra patrimonio immobiliare e complesso delle attività, l’incremento dei valori dei beni demaniali, la crescita delle partecipazioni in imprese collegate piuttosto che in imprese controllate (queste ultime nei comuni restano comunque largamente prevalenti), mentre emerge in alcuni casi la crescita abnorme dei debiti di funzionamento.

Per il patto di stabilità interno, dai riscontri per gli esercizi 2003 e 2004, è emersa una situazione di diffusa adempienza rispetto all’obiettivo del saldo, con scarti positivi rilevanti; analisi di maggior dettaglio, hanno evidenziato una situazione non omogenea e la presenza di non pochi enti che non hanno avviato azioni necessarie per il rispetto delle disposizioni sul patto di stabilità.
Le maggiori difficoltà si rinvengono nei comuni di minori dimensioni che, considerati nell’aggregato (inferiori a 60.000 abitanti), raggiungono comunque ampiamente gli obiettivi del saldo.
La crescita automatica delle entrate tributarie delle province ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi; nei comuni, si assiste nel 2003 ad una moderazione della spesa e, nel 2004, ad una crescita degli impegni e dei pagamenti, che sconta gli aumenti del costo del lavoro derivanti dall’applicazione del nuovo contratto, cui si accompagna una ripresa dello sviluppo delle entrate proprie.

La situazione dei differenziali di bilancio ha messo in evidenza per la grande maggioranza degli enti risultati di amministrazione positivi, sostanzialmente influenzati dalla gestione dei residui, e risultati meno soddisfacenti per le gestioni di competenza e della contabilità economica.
Nel 2004 è cresciuto l’importo dei debiti fuori bilancio (+11%), mentre sono diminuiti gli enti interessati al fenomeno, segno delle difficoltà di alcune amministrazioni che pur devono tener conto delle limitazioni poste dalla recente normativa e dell’obbligo di denuncia alle procure della Corte dei conti.
Gli enti in disavanzo nel 2003 e 2004 restano, come negli esercizi precedenti, di numero limitato (da 20 a 30) e l’ammontare del disavanzo oscilla intorno al 10% del bilancio. Il fenomeno non appare nel complesso preoccupante anche se, per alcuni enti, mostra un elevato grado di allarme.
Il fenomeno del dissesto appare circoscritto rispetto alla situazione registrata negli esercizi precedenti.
Dai dati relativi alle procedure di liquidazione, si notano ritardi notevoli degli organi straordinari.

Il Responsabile dell’Ufficio Stampa
(Avv. Cinthia Pinotti)


Il link sottostante connette alla Deliberazione di approvazione della relazione di cui sopra (con allegata la sintesi della relazione stessa)

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