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Onorevoli Senatori. – La rivendicazione principale dell’area autonomista e federalista veneta è stata, a partire dalla fine degli anni Settanta, e continua ad essere, l’istituzione della Regione autonoma del Veneto a Statuto speciale.
    L’ordinamento costituzionale ha infatti sancito la suddivisione dei cittadini residenti fra le cinque regioni a statuto speciale (Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste, Trentino-Alto Adige/Sud Tirolo, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna dotate di notevole autonomia politica, amministrativa e finanziaria) e le regioni a statuto ordinario.
    In particolare, il Veneto risulta notevolmente penalizzato da tale anacronistica divisione in quanto unica regione compresa e compressa fra due regioni a statuto speciale (Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia).
    La nostra richiesta è motivata da considerazioni d’ordine storico, culturale, linguistico, geografico, economico, di giustizia.
    Il popolo veneto ha sempre saputo autogovernarsi in maniera tale da meritarsi il rispetto e l’ammirazione degli altri popoli, sviluppando altresì propri modelli di sviluppo originali e sicuramente all’avanguardia (pensiamo al famoso modello veneto); in questo momento storico le risorse della nostra regione rischiano di inaridirsi proprio a causa della continua penalizzazione alla quale sono sottoposte dall’ottuso centralismo dello Stato italiano, da tutta una serie di mancate risposte che lo Stato com’è strutturato non sa e non può dare, dalla stessa vicinanza con due Regioni a Statuto speciale molto più sollecite a tradurre le istanze delle realtà che rappresentano ed a essere loro di concreto aiuto, grazie alle notevoli disponibilità finanziarie regionali.
    Diciamo basta a un Ente regione ridotto a squallido sportello periferico dello Stato, basta a logiche assurde e provocatorie che incanalano il 90 per cento del bilancio regionale su percorsi obbligati già stabiliti dal Governo centralista.
    Nell’Unione europea il Veneto deve confrontarsi con potenti realtà economiche e istituzionali che si chiamano Baviera, Baden Wurttemberg, Catalunya: un confronto che può essere sostenuto solo valorizzando al massimo le nostre potenzialità.
    E questa valorizzazione non può avvenire che attraverso l’autonomia regionale; il Veneto continuerà a essere protagonista in Europa solo se dotato di ampia autonomia.
    Autogoverno del popolo veneto (4.500.000 europei) al fine di applicare integralmente l’atto finale della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e cooperazione in Europa che all’articolo 8 recita: «Gli Stati partecipanti rispettano l’eguaglianza dei diritti dei popoli e il loro diritto all’autodeterminazione .... In virtù del principio dell’eguaglianza dei diritti all’autodeterminazione dei popoli, tutti i popoli hanno sempre il diritto, in piena libertà, di stabilire quando e come desiderano, il loro regime interno ed esterno, senza ingerenza esterna, e di perseguire come desiderano il loro sviluppo politico, economico, sociale e culturale» e al fine di dare attuazione a quanto già approvato dal Consiglio regionale nella Risoluzione n. 42 del 22 aprile 1998 sul diritto all’autodeterminazione del popolo veneto.
    «Regione autonoma del Veneto» primo passo per la costruzione della macroregione «Nordest» composta assieme alle regioni autonome del Trentino-Alto Adige/Sud Tirolo e dal Friuli-Venezia Giulia secondo quanto previsto dall’articolo 132 della Costituzione.
    E secondo, soprattutto, a quanto già auspicato dalla stessa Unione europea che nel livello NUTS1 (nomenclatura delle unità territoriali statistiche) contempla grandi regioni socio-economiche composte da più regioni di base, e suddivide l’Italia in 11 unità a partire proprio dal Nordest.
    Per non parlare dell’ipotesi della Fondazione Agnelli che, sostenendo l’impossibilità di arrivare a un vero federalismo dato il numero eccessivo delle regioni italiane, ne propone dodici, auspicando la nascita del Nordest (o Triveneto).
    La stessa tesi viene sostenuta dalla Fondazione Heineken che, vicino alla Scozia, al Galles, alla Catalunya, alla Provenza, alla Slesia, mette il «Nordest».
    Quel «Nordest» che, come dichiarava Ilvo Diamanti una decina di anni fa, «rischia di restare un laboratorio su cui condurre esperimenti» e che invece deve diventare protagonista del suo futuro.
    Autonomia del Veneto e macroregione «Nordest» tappe obbligate per la costruzione di un’Europa unita, libera e federale, un’Europa dei popoli e delle regioni, l’unica Europa possibile, e il popolo Veneto ha il diritto di contribuire con pari dignità degli altri popoli alla costruzione di questa Europa che passa inevitabilmente per la rottamazione degli attuali «Stati-nazionali» e per il rafforzamento delle autonomie locali.
 
DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.
(Modifica dell’articolo 116
della Costituzione)
    1. All’articolo 116, primo comma, della Costituzione, le parole: «e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste» sono sostituite dalle seguenti: «, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e il Veneto».
Art. 2.
(Modifica dell’articolo 119
della Costituzione)
    1. All’’articolo 119 della Costituzione, dopo il secondo comma è inserito il seguente:
    «Le Regioni di cui all’articolo 116 dispongono di risorse finanziarie pari all’intero ammontare derivante dal gettito dei tributi erariali riferibili al loro territorio».

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