I dati che risultano pervenuti con riguardo al punto d) del questionario "Procedure di informazione", sono relativi a 15 regioni (Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto).

Gli elementi desumibili dalle risposte al questionario riguardano profili diversi delle attività di informazione, consultazione e partecipazione di soggetti esterni alle attività della regione e appaiono peraltro non del tutto omogenei, con la conseguenza di rendere non sempre agevole la loro comparazione e una organica lettura di sintesi.

Da rilevare, in via preliminare, come le risposte delle regioni si riferiscano, per quanto riguarda le attività di informazione, per lo più alle forme consultive e conoscitive svolte presso il consiglio (e in particolare nelle commissioni permanenti od anche in commissioni speciali), e a quelle attuate presso la giunta regionale, in entrambi i casi con riguardo sia (e prioritariamente) alla fase di predisposizione ed esame dei testi legislativi, sia alla fase di valutazione e monitoraggio delle politiche legislative.

Dai dati a disposizione, ma anche a ragione di una tendenza oggi ampiamente riscontrata, emerge però con particolare evidenza come il punto di maggiore rilievo desumibile dall'evoluzione istituzionale ed ordinamentale delle realtà regionali di questi ultimi anni, sia costituito dall'affermarsi a fianco del modello tradizionale delle forme di consultazione ed informazione, di un nuovo ed "innovativo" sistema di partecipazione-consultazione-concertazione degli attori del mondo sociale, professionale e produttivo, nonché delle istituzioni locali.

Il modello tradizionale, codificato essenzialmente negli statuti regionali e nei regolamenti interni degli organi (in particolare in quelli dei consigli), è rivolto prevalentemente a garantire un intervento nel procedimento legislativo nella sede assembleare, secondo quelli che possono essere considerati gli strumenti classici a disposizione principalmente delle commissioni permanenti (attività consultive, istruttorie, conoscitive, di studio; audizioni, incontri, ecc.). Le nuove forme della consultazione e dell'informazione vanno invece affermandosi innanzitutto attraverso la previsione di specifici organismi permanenti a composizione mista, sia a carattere settoriale che, in quanto rappresentativi dell'universo di ciascuna categoria di soggetti esterni, a competenza generale (v. le conferenze regioni-autonomie locali o le conferenze regionali dell'economia e del lavoro), nonché attraverso un rafforzamento comunque delle istanze consultive e partecipative presso gli esecutivi regionali, piuttosto che presso le sedi consiliari, aventi ad oggetto non solo la fase istruttoria del procedimento legislativo, ma anche più generali scelte di politica regionale e i connessi profili attuativi.

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