Alcune regioni hanno risposto negativamente alla domanda se vi siano state votazioni e discussioni assimilabili a quelle “fiduciarie”, in modo netto (Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Veneto), oppure citando degli eventi procedurali ritenuti comunque non assimilabili (Lazio, Marche). Altre regioni, al contrario, rispondendo positivamente, hanno citato gli stessi eventi, o simili, considerandoli però come “assimilabili”. Si può forse ritenere che, dietro la diversità di risposte, vi sia più una valutazione sulla “intensità” politica assunta dagli eventi in questione nelle varie regioni, che un giudizio in termini giuridico-istituzionali.
Scontata l’assenza in tutte le regioni di votazioni fiduciarie, alcune regioni (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria) segnalano – a volte, come appena detto, definendola “assimilabile” e a volte no – l’illustrazione in Consiglio da parte del Presidente del “programma di governo” (o “linee programmatiche”, o “documento politico-programmatico”, o “indirizzi programmatici”; dove però non è dato di sapere se la diversa denominazione risponda ad una diversa ampiezza e profondità del contenuto), seguita – così a volte si specifica – da un dibattito (Campania, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria) e a volte – sempre stando a quanto specificato – dalla successiva replica del Presidente (Campania). L’assenza di replica è invece specificata come fatto in sé rilevante nella risposta della regione Lombardia.
La regione Marche segnala l’introduzione della novità procedurale consistente nella sostituzione della votazione del Consiglio su una o più mozioni sottoscritte da almeno un quinto dei consiglieri (e contenenti gli indirizzi programmatici della Giunta con l’indicazione dei nomi del Presidente, del vice Presidente e degli Assessori, come già previsto dallo Statuto) con una mera “comunicazione” del Presidente neo-eletto all’Assemblea, avente ad oggetto gli “indirizzi programmatici” della Giunta, senza tuttavia – si sottolinea nella risposta della regione – l’approvazione di alcun documento conclusivo.
In particolare, poi, sempre da parte della Lombardia si segnala che le modalità di svolgimento della seduta erano state concordate tra la Presidenza del Consiglio e quella della Giunta, sentiti i Presidenti dei gruppi consiliari, in modo tale da portare ad un dibattito nel quale, dopo l’esposizione del Presidente, sono seguiti gli interventi di un rappresentante per ognuno dei due gruppi di opposizione e, in successione, dei capigruppo di maggioranza.
Anche la situazione verificatasi nella regione Umbria sembra avere assunto dei caratteri particolari: il dibattito sulle “linee programmatiche” ha previsto infatti un approfondimento nelle commissioni consiliari competenti e la conclusione della discussione con un ordine del giorno di condivisione delle proposte formulate.
Non diversamente da quanto osservato per il quesito trattato al precedente paragrafo, si nota anche per il profilo qui considerato una situazione incerta e fluida: persino la valutazione in ordine alle procedure seguite appare quanto mai diversa pur in presenza di eventi simili.
Di massima appare evidente l’esigenza, avvertita dagli stessi esecutivi regionali, se non di una fiducia, di un collegamento, uno scambio, una sorta di “intesa” con il Consiglio; tanto più importante in una situazione –come quella attuale – transitoria, nella quale all’innovazione di una parte, pur importantissima, non ha fatto seguito quella dell’insieme e i ruoli della Giunta e del Consiglio non appaiono, come almeno risulta anche da quanto considerato al precedente paragrafo, chiaramente definiti.
D’altro lato, però, appaiono altrettanto evidenti l’esigenza e l’intento di non fare passi indietro in ordine alla nuova situazione di legittimazione del governo regionale determinata dalla elezione diretta del Presidente: di qui l’attenzione nel porre in essere delle cautele dirette ad evitare l’insorgere di equivoci sul senso, solo politico e non giuridicamente rilevante, delle iniziative di discussione in Consiglio, fino al timore - manifesto nella attenzione a certi aspetti apparentemente di minore rilievo, come la replica o meno del Presidente – di cadere, per così dire, nelle “trappole” del parlamentarismo.
Dalle risposte fornite sembra anche che il peso attribuito all’una o all’altra esigenza varia a seconda delle regioni, delineandosi la possibilità di intravedere lo sviluppo di modelli più propriamente “presidenziali” e modelli più di tipo “collaborativo”.

Tratto da
Rapporto sulla legislazione 2001
NUOVE PROCEDURE NON LEGISLATIVE TRA GIUNTA E CONSIGLIO (Carlo Desideri)


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