I dati sulla quantità delle leggi regionali in sanità hanno consentito un'analisi economico-geografica provvisoria. Infatti, sono emerse differenze tra regioni in base alle aree geografiche di riferimento, ma all'interno di tali aree si sono riscontrati ulteriori elementi di differenziazione che, in alcuni casi, hanno ridotto ed, in altri casi, hanno aumentato le distanze tra le regioni del centro-nord e quelle del Mezzogiorno.

Si può dire, pertanto, che l'analisi comparata deve essere effettuata non solo sulla base dell'area geografica di riferimento, ma tenendo conto anche delle caratteristiche socioeconomiche, secondo la logica della politica regionale comunitaria (2). L'Abruzzo, ad esempio, è una regione inclusa nell'area del Mezzogiorno d'Italia, ma a livello comunitario è stata ormai esclusa dalle regioni dell'Obiettivo 1 proprio perché ha raggiunto livelli socioeconomici pari a quelli delle regioni più avanzate. L'analisi della normativa regionale del settore sanitario ha evidenziato una dinamicità della regione Abruzzo, confermando in un certo senso le valutazioni effettuate in ambito comunitario. Anche la regione Molise è in una situazione di regime transitorio rispetto all'Obiettivo 1, ma dal punto di vista della legislazione sanitaria si è dimostrata piuttosto inattiva.

Più ardua, invece, è l'analisi della normativa relativa allo sviluppo socio-economico delle regioni. Come è ben noto, il Pil pro capite dimostra notevoli divari interregionali: la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Emilia Romagna con circa 32 milioni di lire; mentre quella con il più basso è stata la Calabria con quasi 14 milioni. La media nazionale è stata leggermente superiore ai 24 milioni di lire (dati 1996). Anche relativamente alla spesa sanitaria pro capite, esistono differenze rilevanti tra le regioni del Mezzogiorno e quelle del centro-nord. Dai dati del "Rapporto sanità" contenuto nella Relazione generale sulla situazione economica del Paese-1999, la spesa pro capite più bassa, registrata in Sicilia, è risultata pari a 1,6 milioni di lire; mentre quella più alta, relativa alla provincia autonoma di Bolzano, è risultata pari a 2,1 milioni di lire. La media nazionale è stata pari a 1,7 milioni di lire (dati 1996).

Potrebbe essere interessante approfondire eventuali correlazioni tra queste differenze socioeconomiche e la quantità e la tipologia della legislazione regionale prodotta in campo sanitario.

Tale analisi promette di essere estremamente complessa, tuttavia alcuni elementi sono già stati riscontrati nel corso del presente lavoro. E' stato già notato, per esempio, come alcune regioni ricche, nonché considerate avanzate dal punto di vista amministrativo (si pensi all'Emilia Romagna ed alla Lombardia) abbiano prodotto un numero di leggi relativamente ridotto, ponendosi sullo stesso piano di regioni con un livello di sviluppo socioeconomico relativamente basso e caratterizzate da notevoli carenze in campo amministrativo. Naturalmente, a tale analisi prettamente quantitativa sarebbe necessario affiancarne un'altra basata sull'esame dettagliato del contenuto della normativa delle singole regioni.

(2): Da evidenziare che per regione, a livello comunitario, si intende un'area geografica con determinate caratteristiche socioeconomiche, mentre la presente analisi comparata verte sulle regioni in senso amministrativo.

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