Capitolo XIII - Diritto alla salute, devolution e contenimento della spesa: scelte difficili e scelte obbligate (George France)
Abstract
Dati lo stato critico della finanza pubblica italiana e le scarse prospettive di crescita economica a medio termine, non sarà possibile incrementare significativamente, in termini reali, la spesa sanitaria pubblica ed anzi la si dovrebbe anche ridurre. Ne consegue che in futuro ci dovrà essere una maggiore identità tra spesa sanitaria pianificata ed effettiva.
Un passo positivo in questa direzione potrebbe essere focalizzare il dibattito in merito all’assistenza sanitaria pubblica sulla fattibilità di gestire un servizio sanitario pubblico basato sui diritti nel contesto di un sistema di governo decentralizzato ed in una situazione di estrema austerità finanziaria. Un utile punto di partenza per tale dibattito potrebbe essere riconoscere esplicitamente che esiste interdipendenza fra diritti all’assistenza sanitaria, controllo della spesa e devoluzione. Gli economisti considerano questa problematica in termini di c.d. tradeoffs. In altre parole, non possiamo garantire l’accesso di tutti i cittadini a tutti i servizi resi possibili dalla medicina moderna e allo stesso tempo mantenere costante la spesa pubblica o addirittura ridurla. Inoltre, è un illusione pensare di poter effettivamente contenere la spesa pubblica e contemporaneamente essere in grado di concedere sempre più ampia libertà di azione alle regioni. Infine, se si enfatizza il diritto delle regioni di stabilire ed attuare le loro priorità, si deve accettare di pagare il prezzo di ciò, con un ridotto potere da parte del centro di promuovere un servizio sanitario solidaristico, definito in termini minimi di uniformità geografica.
Se si volesse ridurre sensibilmente i tradeoffs attualmente operanti in Italia fra l’interesse nazionale in sanità, la devoluzione e il contenimento della spesa, dovrebbero essere soddisfatte alcune condizioni. Primo: occorrerebbe ridefinire i LEA sul modello dell’esperienza di altre federazioni. Secondo: sarebbe necessario devolvere un’ulteriore e consistente quota di potere impositivo alle regioni. Terzo: andrebbe rivisto il livello di autonomia riconosciuto alle regioni nell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Quattro: il governo centrale dovrebbe poter imporre delle condizioni per l’accesso, da parte delle regioni, ai trasferimenti e dovrebbe farle rispettare, seppure in modo flessibile.