Si riportano, di seguito, l'Indice e la Presentazione del volume edito da Giuffrè nel 2003.

INDICE

Presentazione

LETTURE E INTERPRETAZIONI DELLA LEGISLAZIONE REGIONALE IN MATERIA DI ATTIVITA' PRODUTTIVE.

VENTIDUE MODELLI DI LEGISLAZIONE A CONFRONTO
Aida Giulia Arabia

1. Premessa. - 2. L'attuazione del d.lgs. n. 112 del 1998 e non solo. - 3. La legge finanziaria: da strumento di programmazione a legge omnibus. - 4. La semplificazione legislativa. - 5. Il coordinamento della legislazione: testi unici e leggi organiche. - 6. Conclusioni.

IL RIPARTO DI COMPETENZE FRA REGIONI ED ENTI LOCALI IN MATERIA DI ATTIVITÀ PRODUTTIVE
Paolo Zuddas

1. Premessa. - 2. Funzioni e politiche per l'insediamento delle attività produttive. - 3. Politiche per l'integrazione dei sistemi produttivi. - 4. Promozione e tutela della qualità. - 5. Promozione dell'internazionalizzazione delle imprese. - 6. Servizi reali alle imprese. - 7. Sportello unico. - 8. Strumenti negoziali. - 9. Note conclusive.

SVILUPPO LOCALE E REGIONI
Sofia Mannozzi

1. Ripensando al paradosso delle regioni. - 2. La legislazione regionale 1998-2002 in materia di attività produttive: tracce di governance. - 2.1. Gli interlocutori. - 2.2. Strutture e strumenti di raccordo.

LA LEGISLAZIONE REGIONALE IN MATERIA DI SPORTELLO UNICO E DISTRETTI INDUSTRIALI
Loredana Cici

1. L'introduzione dello sportello unico per le attività produttive: le reazioni, le iniziative e le leggi regionali. - 2. Panoramica della legislazione regionale in materia di sportello unico per le attività produttive. - 3. Prospettive. - 4. Nuovo impulso per i distretti industriali. - 5. Panoramica della legislazione regionale in materia di distretti industriali. - 6. In conclusione.

DALL'AGRICOLTURA ALLO SVILUPPO RURALE
Carlo Desideri

1. Premessa. - 2. I contenuti della legislazione regionale. - 3. Alcune considerazioni.

PROFILI FINANZIARI DEGLI INTERVENTI

LA SPESA DELLE REGIONI PER I SETTORI AGRICOLTURA E INDUSTRIA, COMMERCIO, ARTIGIANATO
Enrico Buglione

1. Premessa. - 2. Ammontare e dinamica delle spese per incentivi alle imprese. - 2.1 Agricoltura. - 2.2 Industria, commercio, artigianato. - 3. Struttura economica delle spese delle regioni per incentivi alle imprese. - 4. Rilevanza degli incentivi diretti alle imprese sul totale delle spese regionali a sostegno dell'agricoltura e dell'industria. - 5. Rilevanza dei settori agricoltura e industria sul totale della spesa regionale. - 6. Ruolo dei diversi livelli di governo nella gestione della spesa pubblica per l'agricoltura e l'industria. - 7. Osservazioni conclusive. - 8. Tabelle di base.


LA LEGISLAZIONE REGIONALE IN MATERIA DI ATTIVITA' PRODUTTIVE

ABRUZZO
BASILICATA
BOLZANO
CALABRIA
CAMPANIA
EMILIA-ROMAGNA
FRIULI-VENEZIA GIULIA
LAZIO
LIGURIA
LOMBARDIA
MARCHE
MOLISE
PIEMONTE
PUGLIA
SARDEGNA
SICILIA
TOSCANA
TRENTINO-ALTO ADIGE
TRENTO
UMBRIA
VALLE D'AOSTA
VENETO

INDICE DEGLI ATTI NORMATIVI
INTEGRAZIONI AL PRIMO RAPPORTO
INDICE ANALITICO


PRESENTAZIONE

1. La ricognizione sulla legislazione e sulla spesa regionale in ordine alle attività produttive - come evidenziato nella Presentazione al Primo Rapporto - è una esigenza fondamentale, al fine di verificare l'affermarsi o meno di un nuovo regionalismo, tra i tratti caratteristici del quale vi è l'idea che i sistemi istituzionali territoriali regionali-locali siano un elemento essenziale e integrante dello sviluppo.
La ricognizione, inoltre, si svolge – nel primo Rapporto - a partire dall'avvio del processo di attuazione del c.d. federalismo amministrativo, di ampio conferimento di funzioni amministrative proprio nel campo definito, come recita il Titolo II del d.lgs. 31 marzo 1998, n.112 "Sviluppo economico e attività produttive" e prosegue ora – con il secondo Rapporto – nel periodo successivo alla riforma del Titolo V della Costituzione, introdotta dalla legge cost. 18 ottobre 2001, n. 3, la quale lascia alla potestà legislativa residuale regionale le materie riferibili in genere alle attività produttive e allo sviluppo. Come si sottolineava nella Presentazione al primo Rapporto, con tale modello legislativo di riparto delle competenze resta alle regioni – con l'eccezione di alcune materie riservate espressamente allo stato e dei principi che lo Stato può fissare nelle materie concorrenti – una potestà legislativa generale che porta a rompere l'impostazione settoriale, appunto per materie, finora prevalente, mentre consente il delinearsi di un nuovo ambito materiale integrato di azione riferibile allo sviluppo economico produttivo (e che per altro si estende e si intreccia in vari modi alle competenze regionali sul territorio, le infrastrutture, i servizi, ecc.).
Evidentemente solo una continuazione del monitoraggio nei prossimi anni potrà fornire risposte e indicazioni significative in ordine alle effettive trasformazioni in corso. Ciò vale soprattutto per quanto riguarda la valutazione dell'impatto sui comportamenti regionali (oltre che statali) della più recente riforma costituzionale. I brevi saggi di analisi e commento contenuti nel secondo Rapporto sono volti, tuttavia, almeno per alcuni profili, a mettere in luce alcuni elementi che già emergono con una certa evidenza dalla ricognizione della legislazione e della spesa. Si tratta di elementi certamente rilevanti e interessanti che, se non altro, aiutano a formulare delle ipotesi in ordine alle caratteristiche che stanno assumendo le tendenze in corso, sia pure da verificare ulteriormente.
Rinviando ai singoli saggi per le considerazioni puntuali, in generale può notarsi un notevole dinamismo in ordine ai modelli della produzione legislativa (v. il contributo di Arabia) con aspetti sicuramente positivi – come i processi di semplificazione e abrogazione, complessivamente significativi (circa 500 leggi sulle attività produttive espressamente abrogate dal luglio 1998) e particolarmente ampi in alcune regioni, e le tendenze a sviluppare leggi organiche (settoriali e a volte plurisettoriali) e anche leggi sistematiche di disciplina di nuovi istituti e procedimenti - accompagnati tuttavia da fenomeni contraddittori, come l'uso delle finanziarie per disciplinare aspetti sostanziali degli interventi e l'eccessiva estensione di certi testi legislativi, in entrambi i casi con il rischio di aggravare il disordine legislativo e con problemi per la leggibilità e l'interpretazione della normativa. Anche l'attuazione del d.lgs. n. 112 del 1998 – ormai completata sia pure con l'eccezione della Campania - presenta spesso incertezze dovute a frequenti rinvii ad ulteriori testi a volte ancora da emanare, mentre si registra una lentezza nella elaborazione dei testi unici. Si tratterà di vedere, allora, se quella attuale sia una fase di assestamento verso un riordino e una ricomposizione dell'attività legislativa attraverso leggi organiche e testi unici, con una diminuzione delle leggi "frammento", favorita anche da nuove opportunità di delegificazione, oppure se si stia andando verso nuove forme di complessità e difficoltà di sistemazione.
Quanto ai contenuti della legislazione (v. i contributi di Cici, Mannozzi e Desideri), sembrano emergere tendenze ad una crescita delle discipline di regolazione, eventualmente con forme di regolazione "morbida", accanto alla legislazione di incentivazione che, per lungo tempo, ha invece caratterizzato l'azione delle regioni nel campo delle attività produttive. Notevole interesse le regioni sembrano aver messo nello sviluppo delle forme di consultazione e raccordo con gli enti territoriali locali, le autonomie funzionali e le associazioni; nel recepimento, inoltre, di istituti già emersi nella legislazione statale, come lo sportello unico, i distretti, le forme convenzionali di raccordo tra attività pubblica e privata, in più casi anche con innovazioni e ampliamenti di prospettiva rispetto a quanto previsto appunto nelle leggi dello Stato. Analogamente le regioni mostrano una evidente tendenza a favorire l'integrazione dei settori produttivi ed in particolare l'integrazione agro-industriale e lo sviluppo rurale, anche in tal caso a volte anticipando e a volte recependo innovazioni emerse a livello nazionale (e comunitario) e, comunque, in genere sviluppandone in maniera originale i contenuti.
L'analisi della spesa regionale (v. il contributo di Buglione) appare confermare le tendenze che emergono dalla legislazione, segnalando senz'altro un crescente impegno delle regioni proprio nelle politiche di sviluppo a favore delle attività produttive. Significativa appare - considerate le scelte favorevoli alla competenza regionale sia del d.lgs. n. 112 del 1998 che della riforma del Titolo V - la sensibile crescita della spesa per l'industria ( 119,0% nel 2002 rispetto al 2000 nelle regioni ordinarie, nel caso della spesa per incentivi). La dinamica più contenuta rispetto agli anni precedenti delle spese per l'agricoltura segnala, peraltro, una maggiore discrezionalità nella ripartizione delle risorse; mentre l'aumento della capacità di spesa può essere interpretato come indice di una maggiore responsabilizzazione delle regioni con una conseguente crescita di efficienza. Le regioni insieme agli enti territoriali locali si confermano in ogni caso (secondo dati riferiti all'anno 2000) come i soggetti che ormai gestiscono la parte maggiore della spesa pubblica sia per l'agricoltura che per l'industria.
Certamente, come già accennato, sarebbe prematuro dire che alcune delle tendenze segnalate siano effetti del nuovo Titolo V della Costituzione. Si può, invece, constatare come questa normativa, con l'ulteriore ampia apertura alla competenza regionale nel campo dello sviluppo economico, si dimostri in sintonia con le tendenze in corso, sia pure per ora incerte e da consolidare. Si può ritenere, dunque, che siano all'opera tendenze profonde, che vengono "dal basso" e che le normative di riforma stiano in qualche modo seguendo e favorendo tali tendenze.
In ogni caso, per ora debole o proprio assente appare (v. il contributo di Zuddas) l'impatto del nuovo art.118 della Costituzione sull'attribuzione ed il riparto delle funzioni amministrative tra regioni ed enti locali. Si segnala per ora, nel campo di attività qui esaminato, una evidente prevalenza (affermatasi già in sede di attuazione del d.lgs. n. 112 del 1998) del ruolo e della competenza regionale che, almeno in parte, può ricondursi al rilievo assunto, come già accennato, dagli interventi di regolazione. Più ampio appare, però, lo spazio di competenza degli enti locali quando vengono in considerazione profili territoriali, come si verifica nel caso degli insediamenti di attività produttive.

2. Il secondo Rapporto è articolato in un prima parte Letture e interpretazioni della legislazione contenente dei saggi di commento su alcuni aspetti dell'evoluzione legislativa con riferimento all'intero periodo di tempo coperto dal primo e dal secondo Rapporto (luglio 1998-dicembre 2002), in una seconda parte Profili finanziari degli interventi per le attività produttive dedicata alla spesa regionale nei settori dell'agricoltura, industria, artigianato e commercio con riferimento agli anni 2001-2002 e in una terza parte La legislazione regionale in materia di attività produttive dedicata all'analisi della legislazione regionale attraverso l'elaborazione di schede di leggi e regolamenti regionali emanati nel periodo 1 luglio 2001-31 dicembre 2002.
Come nel primo Rapporto, la ricognizione degli atti normativi è articolata in capitoli dedicati alle singole regioni e province autonome. E' stata, inoltre, mantenuta la classificazione delle leggi secondo la tipologia già adottata, che fa riferimento (in base ad un criterio di prevalenza) alle caratteristiche dello strumento legislativo – leggi di riordino intersettoriali e settoriali, leggi sull'organizzazione e sui procedimenti, leggi di incentivazione, leggi finanziarie e di semplificazione – al fine di consentire la ricostruzione dei processi di riordino dei modelli legislativi e amministrativi.
Quanto ai contenuti sostanziali delle leggi, diversamente dal primo Rapporto non è stata mantenuta la seconda parte dei capitoli, relativa appunto ai contenuti rilevanti. Si è ritenuto opportuno, infatti, semplificare la struttura del Rapporto al fine di facilitarne la consultazione, considerato che l'Indice analitico si presenta come uno strumento completo che consente di individuare in maniera rapida temi ed oggetti sostanziali di interesse.
Il Rapporto comprende infine – oltre all'Indice analitico appena ricordato – un Indice generale degli atti normativi e un elenco di alcune leggi non classificate nel primo Rapporto ma relative al periodo di tempo in esso considerato.

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