INDICE
 
Presentazione

Tendenze e contenuti della normativa e della spesa regionale


Le leggi regionali PER le attività produttive.
Carlo Desideri

1. I risultati del Rapporto precedente. – 2. La rilevanza del macrosettore e i caratteri della legislazione negli anni 2005-2007. – 3. Una produzione legislativa squilibrata tra le materie. – 4. In conclusione. – Tabelle.


I regolamenti regionali per LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE
Aida Giulia Arabia

1. I risultati dei Rapporti precedenti. – 2. La rilevanza del macrosettore negli anni 2005-2007. – 3. La distribuzione dei regolamenti per materie. – 4. Le tecniche di redazione e i contenuti. – 5. Brevi conclusioni. – Tabelle.


Il sostegno pubblico alle attività produttive: dove la spesa è maggiore e chi ne è responsabile
Enrico Buglione

1. Finalità e metodo dell’indagine. – 2. Dinamica, consistenza e decentramento della spesa pubblica per le attività produttive: dati nazionali. – 3. Dove la spesa pubblica per le AA.PP. è più consistente: dati per area e per regione. – 4. Aree a spesa elevata: quale livello di governo è in prima fila?. – 5. Osservazioni conclusive.


Il punto sulle materie relative alle attività produttive e allo sviluppo economico
 
Interferenze ed intrecci tra materie e competenze legislative
Antonio D’Atena


Agricoltura “plurale” e poteri regionali
Francesco Adornato

1. Agricoltura e riforma costituzionale.─ 2. Agricoltura “plurale” e policentrismo delle fonti. ─ 3. La legislazione regionale in agricoltura: una complessità in movimento. ─ 4. Alla ricerca dell’agricoltura.


Pesca e caccia: due materie in trasformazione
Francesco Bruno

1. Introduzione. – 2. La disciplina della pesca tra UE, Stato e Regioni. – 3.Segue. La disciplina della caccia. – 4. La giurisprudenza della Corte Costituzionale e le norme regionali su pesca e caccia. – 5. Conclusioni.


Alimentazione: una materia trasversale
Matteo Benozzo

1. Introduzione. – 2. La ripartizione delle competenze tra Stato e regioni e la materia alimentazione. – 3. La competenza della Comunità Europea. – 4. La materia alimentazione nelle pronunce della Corte Costituzionale. – 5. La legislazione regionale in materia. – 6. Conclusioni.

 
L'industria: competenza residuale regionale o materia ancora statale?
Loredana Cici

1. Il decentramento amministrativo. – 2. La legislazione regionale. – 3. La riforma costituzionale. – 4. La giurisprudenza costituzionale. – 5. Il caso dei distretti industriali. – 6. La questione delle risorse. – 7. Le dimensioni dell’amministrazione statale. – 8. Brevi conclusioni.
 
 
Baricentro regionale in materia di “turismo”: teoria e prassi
Maurizio Malo

1. L’incredibile chiusura del sito internet. – 2. Nuove prospettive dalla riforma costituzionale del 2001, non dal decreto 112 del 1998. – 3. La competenza regionale nella giurisprudenza costituzionale. – 4. Una fondamentale occasione mancata: la definizione di principi e obiettivi ad opera delle sole Regioni. La riespansione dell’Amministrazione statale. – 5. Il diffuso bisogno di porre ordine nella disciplina legislativa regionale: il turismo come materia che incrocia altre materie. – 6. Accoglienza, assistenza ed informazione turistica. – 7. La promozione turistica. – 8. Strutture ricettive. – 9. Professioni turistiche. – 10. Agenzie di viaggio e turismo. – 11. Tributi sul turismo. – 12. Note conclusive.


La promozione della ricerca e dell’innovazione tra Stato e regioni
Angelo Mari

1. Interesse statale e interessi regionali in materia di ricerca e innovazione. – 2. Le funzioni promozionali e le funzioni strumentali. – 3. Le tipologie di ricerca scientifica. – 4. Gli strumenti di intervento. – 5. Il “ciclo” amministrativo integrato. – 5.1. La programmazione. – 5.2. Le attività di attuazione. – 5.3. Organizzazione e relazioni territoriali. – 5.4. La valutazione e la divulgazione. – 6. Quali prospettive.

 
Gli atti normativi regionali in materia di attività produttive
a cura di Valeria Castelli

Indice degli atti normativi

AbRUZZO
BASILICATA
BOLZANO
CALABRIA
CAMPANIA
EMILIA-ROMAGNA
FRIULI VENEZIA GIULIA
LAZIO
LIGURIA
LOMBARDIA
MARCHE
MOLISE
PIEMONTE
PUGLIA
SARDEGNA
SICILIA
TOSCANA
TRENTINO-ALTO ADIGE
TRENTO
UMBRIA
VALLE D’AOSTA
VENETO

Indice analitico


PRESENTAZIONE
 
Il Rapporto è nato con l’intento di monitorare - attraverso la ricognizione della normativa (leggi e regolamenti) e l’analisi della spesa – l’impegno delle regioni nel macrosettore dello sviluppo economico e delle attività produttive, al fine di verificare – dopo le riforme amministrative e costituzionali - eventuali mutamenti degli approcci e dei comportamenti regionali in tale campo di attività. In particolare, se le regioni siano diventate un soggetto e un contesto importante per lo “sviluppo economico locale” .
Con il quinto Rapporto si è giunti a monitorare quasi dieci anni di attività regionale, sviluppando un arco temporale di analisi e un panorama di dati che sembrano confermare, per diversi profili, i caratteri dell’azione regionale già emersi nei precedenti Rapporti.
La prima parte del volume è dedicata all’analisi delle tendenze della normativa regionale e all’analisi dell’andamento e della distribuzione della spesa pubblica regionale all’interno del macrosettore.
L’analisi della normativa, articolata in due saggi dedicati rispettivamente alle leggi e ai regolamenti, anche stavolta si basa - oltre che su dati ed elementi provenienti dagli studi e dai rapporti elaborati dall’ISSiRFA-CNR nel quadro delle proprie linee di ricerca - sulla raccolta, classificazione e schedatura delle leggi e dei regolamenti regionali secondo i criteri adottati e seguiti già nei precedenti Rapporti. Diversamente da quelli, comunque, il quinto Rapporto contiene soltanto l’indice degli atti normativi e l’indice analitico. Le schede delle leggi e dei regolamenti si possono leggere nel sito www.issirfa-spoglio.cnr.it, dove è possibile altresì trovare le schede già pubblicate nei precedenti Rapporti.
Per le leggi regionali – a parte alcune oscillazioni quantitative, pure considerate nel saggio ad esse dedicato – quanto avvenuto nel periodo 2005-2007 non fa che confermare tendenze già rilevate e ormai da considerare piuttosto stabili, visto anche - come già detto – l’ampio arco di tempo monitorato dai Rapporti. In particolare, il macrosettore delle attività produttive risulta il secondo in ordine di importanza, per numero di leggi emanate, dopo quello dei servizi alla persona e alla comunità. Appare ulteriormente confermata la decrescita e quindi la stabilizzazione della produzione legislativa regionale, fugando tutti i timori di inflazione normativa che avevano accompagnato il procedere delle riforme. Le regioni, anche se in modo meno intenso rispetto ai primi anni successivi alle riforme, adottano leggi di riordino e in gran parte la legislazione regionale si qualifica per una azione di regolazione dei settori produttivi e solo in parte di incentivazione (predominante al tempo delle regioni prima delle riforme). E’ molto forte – e assolutamente prevalente nel macrosettore – l’esercizio delle competenze di tipo residuale-generale. Viene confermato anche il notevole squilibrio della produzione legislativa tra le materie del macrosettore, in particolare tra le materie relative all’agricoltura e allo sviluppo rurale, sulle quali si concentra l’attenzione del legislatore regionale, e la materia dell’industria che ha, invece, uno spazio ridottissimo. Ma colpisce anche la dimensione dell’impegno regionale in settori come quello della caccia e della pesca rispetto a quella più limitata nel turismo. Ormai, a più di cinque anni dalla riforma del Titolo V della Costituzione, è da ritenere che siano qui all’opera fattori non contingenti, ma strutturali che chiamano in causa, tra l’altro, i limiti delle riforme e l’incertezza dei rapporti tra lo Stato e le regioni. I saggi contenuti nella seconda parte del volume e relativi alle materie contengono più elementi di approfondimento e riflessione in proposito.
Per quanto riguarda i regolamenti, nel triennio 2005-2007 le regioni mostrano in generale una notevole attenzione per l’uso di tale tipo di fonte. Come avviene anche per la legislazione, il macrosettore delle attività produttive e dello sviluppo economico è, quanto al numero di regolamenti emanati, il secondo macrosettore di intervento regionale dopo quello dei servizi alla persona e alla comunità. Dato questo che ulteriormente avvalora l’immagine della regione – peraltro già messa in luce nel precedente Rapporto - come soggetto rilevante in questi campi di attività. Soprattutto nelle regioni ordinarie si verifica – rispetto al passato meno recente - un utilizzo sempre più significativo dei regolamenti che, invece, risulta essere sostanzialmente stabile e costante nel tempo nelle regioni speciali. Quanto alla distribuzione della produzione regolamentare tra le varie materie del macrosettore, questa appare meno squilibrata di come, invece, appariva nei precedenti Rapporti - quando facevano la parte del leone le materie agricoltura e caccia, pesca e fauna - e di come è ancora evidente per la legislazione. Va tenuto conto, però, che in vari casi più regolamenti sono emanati in attuazione di una medesima legge e, a volte, di norme contenute in leggi finanziarie, le quali nel Rapporto non sono prese in considerazione nelle classificazioni per materia.
La spesa regionale è analizzata nel saggio ad essa dedicato con riferimento al periodo 2001-2005. Due sono i risultati di particolare interesse. Il primo è che il decentramento delle competenze di spesa, nell’ambito delle attività produttive, appare contenuto in materia di industria e molto accentuato in agricoltura, tanto da far assumere agli interventi diretti dello Stato in questo settore un carattere “residuale”. Ciò, del resto, appare perfettamente in linea con quanto emerge dall’analisi della normativa regionale – leggi e regolamenti – anch’essa concentrata soprattutto sull’agricoltura piuttosto che sull’industria, pur essendo entrambi ambiti materiali di potestà residuale-generale regionale. Il secondo è che, guardando alla distribuzione territoriale della spesa pubblica, per l’industria, dove lo Stato ha ancora un ruolo prioritario, gli interventi si concentrano al Sud. Per l’agricoltura, invece, la spesa appare più consistente dove le regioni hanno maggiori disponibilità di bilancio e, quindi, soprattutto in quelle a statuto speciale e nelle due province autonome.
La seconda parte del Rapporto è dedicata alle materie. Dopo anni di monitoraggio sulla normativa e sulla spesa appare giunto il momento, infatti, di fare il punto almeno per una parte delle materie che compongono il macrosettore dello sviluppo economico e delle attività produttive, facendo riferimento qui alle articolazioni e alle classificazioni adottate per i conferimenti di funzioni al tempo del “federalismo amministrativo”. Come è noto, invece, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, non esiste più una enumerazione e definizione specifica di molte delle materie che qui vengono considerate, rientranti - nel testo revisionato dell’art. 117 - nella sfera indeterminata della potestà residuale-generale. La materia dell’alimentazione - di natura concorrente e, come si sa, non facente parte, secondo le classificazioni appena ricordate, del macrosettore delle attività produttive e dello sviluppo economico ma di quello dei servizi alla persone e alla comunità - è pure qui trattata in quanto, come messo ampiamente in risalto nel saggio ad essa dedicato, strettamente connessa in particolare all’agricoltura, nelle forme evolutive che tale materia va oggi assumendo.
Il tema delle materie è affrontato innanzitutto in un saggio di riflessione di taglio generale che mette in luce, tra l’altro, i notevoli margini di flessibilità dell’attuale disciplina costituzionale sulla distribuzione delle competenze, donde la centralità della questione di “chi decide” effettivamente sul riparto, a fronte tuttavia di una sostanziale incompletezza delle riforme e della loro attuazione proprio per quanto attiene alla creazione di un adeguato apparato cooperativo.
I saggi, poi, dedicati alle varie materie mostrano in maniera chiara come, in genere, le materie abbiano, oggi, confini più che incerti, indefinibili; che anzi esse sfuggano in vari casi alla possibilità di una definizione univoca, presentandosi piuttosto con più vesti; come, comunque, tendano ad incrociarsi ed attraversarsi reciprocamente. In certi casi risulta chiarissimo che, in un arco di anni nemmeno ampio, le materie - sotto la spinta di fattori come la globalizzazione economica e l’accresciuta rilevanza della questione ambientale - si sono profondamente trasformate rispetto al modo usuale e tradizionale di considerarle. Ciò è vero per l’agricoltura, la pesca, la caccia, il turismo e così via.
Dai saggi dedicati alle materie emergono, inoltre, in maniera evidente elementi utili a comprendere il fenomeno del forte squilibrio nell’esercizio delle potestà normative e nella distribuzione della spesa: viene in evidenza come, in certi casi, lo Stato abbia – si verifica per l’industria - mantenuto compiti oppure li abbia riacquisiti, peraltro – come avviene in particolare nel turismo – in assenza di un quadro politico e istituzionale coerente. In altri casi, come la ricerca e l’innovazione tecnologica, si evidenzia come si sia formato un nuovo settore di intervento trasversale, che richiede però ancora un quadro di riferimento chiaro per le competenze e i necessari rapporti di collaborazione.
Ma i temi, i problemi, i profili affrontati nei saggi sulle competenze sono molto più ampi ed interessanti di quanto qui solo accennato e ad essi è ora opportuno lasciare la parola.
 
A.G.A.  e   C.D.
 

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