Il volume raccoglie le relazioni presentate al Convegno “Governance europea tra Lisbona e Fiscal Compact. Gli effetti dell’integrazione economica e politica europea sull’ordinamento nazionale”, svoltosi a Roma nei giorni 29 e 30 ottobre 2014. Il Convegno è stato promosso dall’Istituto di Studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie “Massimo Severo Giannini” del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con il patrocinio del Ministero degli Affari esteri e della Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, ed è stato inserito tra gli Eventi paralleli del Semestre europeo di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

In occasione del semestre italiano di presidenza si è ritenuto opportuno fare il punto sulle innovazioni al quadro normativo europeo e misurarne gli effetti sull’ordinamento nazionale, anche al fine di verificare l’efficacia degli interventi di adeguamento del diritto interno e di misurare l’incidenza dei nuovi vincoli europei nella definizione delle politiche nazionali, a partire dalla legge costituzionale 1/2012. 

I risultati dell’attività di approfondimento e studio offrono un’analisi dello stato attuale dell’Unione europea e degli effetti delle misure di gestione della crisi; inoltre, tracciano le linee della possibile evoluzione del processo di integrazione europea. È noto che tale processo risponde ad una originaria domanda di unione politica dell’Europa. Il disegno unitario è stato enfatizzato come strumento per garantire la pace e per mantenere un elevato livello di sviluppo economico e sociale (il “modello sociale europeo”) anche in un mondo globalizzato, dove i singoli Stati rischiano di perdere la propria identità e la stessa sovranità. 

Ma l’obiettivo è parso troppo ambizioso, e si è proceduto pertanto per vie traverse, unificando in prima battuta il mercato europeo e poi la moneta. In questo disegno, l’unione politica sarebbe seguita inevitabilmente, sotto la spinta dell’economia e della finanza. Con l’esplosione della crisi negli Stati Uniti e la sua rapida trasmissione da questa parte dell’oceano, la governance dell’economia europea ha cominciato a mostrare le sue pecche. La crisi di fiducia ha colpito le banche europee e poi i governi, e sono emerse le contraddizioni dell’architettura europea, mentre i paesi più deboli venivano fatti oggetto di tensioni e attacchi speculativi. 

La BCE è intervenuta in vario modo per accrescere la liquidità e garantire la stabilità, allontanando il rischio di rottura dell’unione monetaria, ma la recessione è stata intensa e prolungata. In Italia, la situazione è stata paragonata a quella che si è registrata a seguito della Grande Depressione negli Stati Uniti, ma i dati economici si sono rivelati anche peggiori. 

Due principali interpretazioni si sono confrontate a questo punto, riflettendo in parte le diverse impostazioni dei paesi membri. La prima, vede la causa delle difficoltà nell’elevato indebitamento di alcuni paesi, e la soluzione nella stabilizzazione delle finanze pubbliche attraverso politiche di austerità, a dispetto della fase recessiva che le rende pro-cicliche. La seconda, individua, invece, il problema nella natura stessa dell’unione monetaria, attuata tra paesi che presentano profonde differenze strutturali e limitata mobilità del lavoro e sorretta da una governance troppo debole e contraddittoria. Il sistema istituzionale europeo non si è rivelato sufficiente a rispondere alla crisi; si sono cercate soluzioni a latere dei Trattati. 

Lo scenario è quindi mutato, con importanti conseguenze per il futuro dell’Europa. Per un verso, le innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona al disegno istituzionale dell’Unione europea hanno aperto un ampio dibattito su diversi temi centrali per il processo di integrazione europea, tra cui, il rafforzamento del Parlamento europeo nel processo decisionale, il nuovo ruolo dei Parlamenti nazionali, il maggiore riconoscimento delle articolazioni sub statali degli Stati membri nel sistema multilivello europeo. Per altro verso, la “nuova” governance economica europea, ed in particolare le regole pensate per contenere gli effetti della crisi economica e per assicurare la stabilità dell’euro, hanno posto il problema di misurarne l’incidenza sull’autonomia degli Stati membri nella programmazione delle politiche nazionali. 

In tale contesto, le relazioni affrontano da diversi punti di osservazione le principali questioni aperte e offrono un importante contributo al dibattito sul futuro dell’Europa: sotto un primo profilo, mettono in evidenza le ragioni che condizionano la percezione dell’Unione europea da parte dei cittadini degli Stati membri e le politiche nazionali; sotto un secondo profilo, individuano i nodi da sciogliere per la realizzazione di un’unione politica in grado di rispondere alle emergenze del nostro tempo. 

Con particolare riferimento all’Italia, fermano l’attenzione sui limiti conseguenti all’attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio, sui meccanismi di partecipazione del Parlamento nazionale e dei Consigli regionali al controllo sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà e al dialogo politico, sugli strumenti di partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche europee, nonché sul tema fondamentale delle strategie possibili per la crescita dell’economia italiana nel mutato contesto europeo e internazionale. 

Dall’analisi complessiva emerge che l’Unione europea vive un momento difficile, in un contesto socio-economico complesso; emerge altresì che l’unificazione politica dell’Europa è la strada maestra per il superamento della crisi che ormai non è più solo economica. In estrema sintesi, l’Unione europea deve essere riformata per continuare ad esistere e deve diventare più democratica e politicamente più significativa degli stessi Stati nazionali che la supportano (Mangiameli). L’unificazione politica, con un grado adeguato di partecipazione democratica al processo decisionale anche mediante una collocazione diversa dei parlamenti nazionali nell’organizzazione europea e il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo, consentirebbe di migliorare la percezione dell’Europa da parte dei cittadini, che appare la sfida più urgente. 

Ringrazio i Colleghi dell’Istituto che hanno cooperato con solidarietà e professionalità alla realizzazione delle giornate di approfondimento e studio, e in particolare la Dottoressa Stefania Gabriele che ha condiviso con me l’esperienza di preparazione delle giornate di studio. Ringrazio, infine, con affetto ed amicizia, la Signora Filomena Guglielmi che, con elevata professionalità e costante disponibilità, ha curato l’impostazione grafica del libro. 

ANTONINO IACOVIELLO 

 

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