a cura di Clelia Losavio

 

Le Regioni svolgono un ruolo importante nella formazione e nell’implementazione della Politica di coesione o regionale dell’Unione europea (artt. 174-178 del TFUE).

L’art. 174 del TFUE sancisce che, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale al suo interno, l'Unione deve mirare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari, e che un'attenzione particolare deve essere rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici (http://europa.eu/pol/reg/index_it.htm).

La politica regionale della UE assorbe la quota più grande del bilancio dell’UE per il 2014-2020 (351,8 miliardi di euro su un totale di 1 082 miliardi di euro) e, pertanto, è il principale strumento d’investimento dell’Unione. Le risorse sono utilizzate per finanziare le infrastrutture strategiche di trasporto e comunicazione, sostenere la transizione verso un’economia più rispettosa dell’ambiente, aiutare le piccole e medie imprese (PMI) a diventare più innovative e competitive, generare nuove opportunità di lavoro durature, rafforzare e modernizzare i sistemi d’istruzione e creare una società più inclusiva.

Le principali fonti di finanziamento della politica regionale sono il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) (http://ec.europa.eu/esf/home.jsp?langId=it). Essi, assieme al Fondo di coesione (FC), al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), costituiscono i Fondi strutturali e di investimento europei (ESIF). Oltre a norme comuni per tutti i fondi, ne esistono anche alcune specifiche per ciascun Fondo.

In particolare, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) investe in settori che stimolano la crescita per promuovere la competitività e creare posti di lavoro in tutte le regioni e città dell’UE (interventi destinati ad affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali, ma soprattutto a promuovere lo sviluppo urbano sostenibile). Particolare attenzione viene prestata alle aree geograficamente svantaggiate (periferiche, montuose o scarsamente popolate) e alle regioni ultraperiferiche dell’Unione. Il FESR promuove e finanzia anche la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale in diversi settori.

Il Fondo sociale europeo (FSE) assiste, invece, le persone in cerca di lavoro e i lavoratori che debbano riqualificarsi; finanzia progetti per combattere la discriminazione in tutte le sue forme e aiutare le comunità emarginate a integrarsi nella società. Investe, infine, nell’efficienza delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici affinché conseguano gli obiettivi fissati in materia di istruzione, occupazione, politiche sociali e altre politiche.

Il Fondo di coesione è destinato solo ai Paesi membri con un PIL inferiore al 90 % della media UE-28 e investe nelle reti di trasporto e nell’ambiente.

Spetta alle autorità nazionali e regionali, in collaborazione con la Commissione europea, assicurare la gestione corrente dei fondi. In particolare, i bilanci, della durata di sette anni, e le modalità di utilizzo devono essere approvati dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri dell’UE, sulla base di una proposta della Commissione. La Commissione collabora con i Paesi UE nell’elaborazione degli «accordi di partenariato», in cui sono illustrate le priorità d’investimento e le esigenze di sviluppo. I Paesi UE presentano anche progetti di programmi operativi (PO), ripartendo gli obiettivi in aree d’azione concrete.

I programmi nazionali e regionali sono disponibili sul sito http://ec.europa.eu/regional_policy/it/

Nella fase attuale le regioni sono impegnate nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020.

Informazioni dettagliate sui progetti, le risorse e i soggetti coinvolti nella politica regionale UE sono disponibili sul sito nazionale: http://www.opencoesione.gov.it/

 

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