a cura di Clelia Losavio

Il turismo tra Stato e Regioni

 

Con la riforma costituzionale del 2001 la materia “turismo e industria alberghiera”, che nella versione originaria dell’art. 117 compariva tra le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, passa nell’elenco non scritto delle materie di competenza residuale regionale. Il mutamento del titolo competenziale è stato confermato in più occasioni dalla Corte costituzionale, a partire dalla nota sentenza n. 197/2003[i] in occasione della quale essa ha affermato che «a decorrere dall’entrata in vigore del nuovo Titolo V della Costituzione, le Regioni ben possono esercitare in materia di turismo tutte quelle attribuzioni di cui ritengano di essere titolari, approvando una disciplina legislativa, che può anche essere sostitutiva di quella statale».

Ciononostante, a pochi anni di distanza, sono state ricreate strutture amministrative a livello statale[ii] ed è ripresa la tendenza a centralizzare parte dei compiti in materia, come avvenuto, per esempio, con l’approvazione, con d.lgs. n. 79/2011, del cd. Codice del turismo, adottato nonostante il parere negativo espresso dalle Regioni in sede di Conferenza Stato-Regioni e Conferenza Unificata. Codice che, come noto, è stato sostanzialmente svuotato di significato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 80/2012 che ha dichiarato l’incostituzionalità della maggior parte dei suoi articoli ed ha chiarito cosa rientri nell’ambito materiale di competenza residuale regionale e cosa, invece, interferendo con ambiti rimessi alla competenza esclusiva dello Stato – l’ordinamento civile in primis – possa essere oggetto di disciplina da parte dello stesso[iii]. Tale sentenza segna, comunque, un equilibrio precario, che rischia di essere nuovamente compromesso, in mancanza di un disegno strategico condiviso tra Stato e Regioni, come parti di una medesima politica pubblica[iv].

Alla questione della controversa attribuzione di competenze tra Stato e Regioni si aggiunge la grave situazione economica degli ultimi anni e la conseguente esiguità delle risorse destinate al turismo[v] che hanno sicuramente ostacolato una pianificazione e un’implementazione efficace della politica pubblica del turismo anche a livello regionale.

Non stupisce, dunque, che l’analisi dei provvedimenti regionali emanati in questi ultimi anni mostri, per lo più, un’attività di manutenzione e modifica, senza innovazioni di molta importanza, della legislazione regionale previgente.

 


[i] Cfr. Tubertini C., Il turismo tra Stato, Regioni ed enti locali: alla ricerca di un difficile equilibrio delle competenze, in «Le Istituzioni del Federalismo», 1, 2007, p. 22.

[ii] Cfr. Malo M., Baricentro regionale in materia di turismo: teoria e prassi, in ISSiRFA-CNR, Regioni e attività produttive, 5, Milano, 2008, pp. 141 e ss.

[iii] La Corte, pur riconoscendo il turismo come materia di competenza residuale, non ha mancato di sottolineare la necessità dell’intervento unitario del legislatore statale in materia di turismo in considerazione delle esigenze di valorizzazione di tale settore a livello interno e internazionale e di ricondurre ad unità la grande varietà dell’offerta turistica italiana (sent. n. 76/2009, n. 88/2007, n. 214/2006). sul punto cfr. Sabbioni P., I ristretti spazi di autonomia della lesione indiretta delle competenze regionali per violazione dell’art. 76 Cost. rispetto alla censura per lesione diretta, in «Forum di Quaderni Costituzionali», 2012.

[iv] Mangiameli S., Come risolvere un assetto oscillante e confuso tra Stato e Regioni: il caso del turismo, in Italiadecide, Rapporto 2014. Il Grand Tour del XXI secolo: l’Italia e i suoi territori, Bologna, 2014; Mangiameli S., Il governo delle politiche pubbliche: un banco di prova per il regionalismo, in Il regionalismo italiano tra giurisprudenza costituzionale e involuzioni legislative dopo la revisione del Titolo V, a cura di Mangiameli S., Milano, Giuffrè, 2014, pp. 64-66.

[v] Cuccu O., De Luca S., Murrau L., La spesa pubblica per il turismo nell’ultimo decennio, in Rapporto sul turismo italiano 2010-2011, a cura di E. Becheri e G. Maggiore, 2011, pp. 779 e ss.

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