“Il valore dei territori rurali e montani. Verso una strategia nazionale delle Green Communities”

 

La legge n. 221 del 28 dicembre 2015 , collegata alla legge di stabilità 2016, ha introdotto nell’ordinamento italiano numerose “disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” Tra queste, l’art. 72 dedicato alla predisposizione di una “Strategia nazionale delle Green community”, si dimostra di particolare attenzione per le aree rurali e montane.

Tale articolo prevede, infatti, che il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri – di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, e sentiti il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché la Conferenza unificata (art. 8, dlgs n. 281/1997) – promuova la predisposizione della Strategia nazionale delle Green community.

La Strategia ha come scopo principale quello di potenziare il valore dei territori rurali e di montagna che «intendono sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono, tra cui in primo luogo acqua, boschi e paesaggio, e aprire un nuovo rapporto sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane», attraverso l’elaborazione di un piano di sviluppo sostenibile dal punto di vista energetico, ambientale ed economico e, in particolare, nei seguenti campi:

a) gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale, anche tramite lo scambio dei crediti derivanti dalla cattura dell’anidride carbonica, la gestione della biodiversità e la certificazione della filiera del legno;

b) gestione integrata e certificata delle risorse idriche;

c) produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l’eolico, la cogenerazione e il biometano;

d) sviluppo di un turismo sostenibile, capace di valorizzare le produzioni locali;

e) costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna;

f) efficienza energetica e integrazione intelligente degli impianti e delle reti;

g) sviluppo sostenibile delle attività produttive (zero waste production);

h) integrazione dei servizi di mobilità;

i) sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile che sia anche energeticamente indipendente attraverso la produzione e l’uso di energia da fonti rinnovabili nei settori elettrico, termico e dei trasporti.

La Strategia, dunque, in linea con lo spirito della green economy e, dunque, col superamento della tradizionale contrapposizione tra esigenze della produzione e tutela ambientale, dovrebbe offrire un quadro di riferimento per quelle Comunità rurali e montane che vogliano puntare alla valorizzazione dei propri territori attraverso l’utilizzo sostenibile del capitale naturale di cui dispongono (in primo luogo, acqua, boschi, paesaggio) e la realizzazione di modelli di produzione e consumo innovativi e sostenibili in determinati settori (energia, trasporti, rifiuti, ecc.).

La norma, tra l’altro, col riferimento al «nuovo rapporto sussidiario e di scambio» con le comunità urbane e metropolitane sembrerebbe aprire alla possibilità di un rapporto di tipo “compensativo” in favore delle Comunità rurali e di montagna che, occupandosi della conservazione delle risorse naturali presenti nei propri territori, svolgono tutta una serie di servizi ecosistemici in favore dell’intera collettività. Basti pensare, come esempio, al bosco e a come la sua corretta gestione produca numerosi servizi ambientali a vantaggio della società intera: la fissazione del carbonio, la protezione del suolo, la regolazione del ciclo dell’acqua, la conservazione del paesaggio e della biodiversità. E non sembra un caso il fatto che l’art. 70 della stessa legge abbia attribuito al Governo il compito di adottare uno o più decreti legislativi che introducano un sistema di pagamento dei sistemi ecosistemici e ambientali (Psea).

Quanto alla realizzazione della Strategia sul territorio, l’art. 72 prevede che siano le Regioni e le Province autonome a poter individuare, con legge, i tempi, le risorse e le modalità di implementazione della stessa, mentre spetta alle Unioni di comuni e alle Unioni di comuni montani, sulla base di tali leggi, promuoverne l’attuazione concreta sui territori. Sebbene la norma faccia riferimento solo alle Unioni di comuni, verosimilmente anche le Province saranno coinvolte nella Strategia nazionale, dal momento che la legge n. 56/2014 ha conservato in capo a questi nuovi enti di area vasta anche funzioni fondamentali di rilievo per l’attuazione della stessa, come la “tutela e valorizzazione dell’ambiente” e la “pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale” (art. 85).

Resta da capire cosa debba intendersi con l’espressione “Community”, quale, cioè, debba essere la natura e quali le caratteristiche delle comunità chiamate a progettare il piano di sviluppo sostenibile e la “conversione” al green, tenendo anche conto delle esperienze già esistenti sul territorio nazionale e di quelle, tra queste, che possono anche rappresentare “buone pratiche”.

Per dare seguito al compito assegnatogli il DARA ha avviato un tavolo con i Ministeri coinvolti e ha avviato una consultazione pubblica, conclusasi il 30 marzo 2017. Maggiori informazioni all’indirizzo:

http://www.affariregionali.it/comunicazione/notizie/2017/febbraio/consultazione-pubblica-per-la-formulazione-della-strategia-nazionale-delle-green-community/

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